Nelle consuete scelte estive degli anime da guardare ti eri fatto incuriosire il giusto da un titolo che prometteva di essere un investigativo coi controfiocchi: Ranpo Kitan - The Game of Laplace.
Ti ha incuriosito a tal punto che, riconosciuto il nome di uno scienziato francese della fine del '700, hai anche voluto capire quale fosse il nesso con questa serie. Non lo hai capito, forse; ipotizzi però che il legame sussista con il famoso "Demone di Laplace", una sorta di intelletto universale in grado di comprendere e analizzare tutte le informazioni dell'universo al fine di vedere il futuro con la stessa facilità con cui appare chiaro il passato.
Perchè è proprio su questo concetto che l'intero anime gira. Andiamo un po' per ordine, visto che è questo che gli stessi protagonisti cercano, sia esso vecchio o nuovo.
L'anime parla essenzialmente della vicenda di due ragazzi delle medie - Hashiba, figlio della famiglia più influente dell'intero Giappone e Kabayashi, molto femmineo e verso cui l'amico qualche volta sembra provare qualcosa di particolare - che si imbattono in un ragazzo genio - Akechi - che svolge il ruolo di detective speciale per la polizia. Quando un caso è particolarmente spinoso, ecco che interviene: gli altri due ragazzi , su spinta dell'annoiato - e ricordate questo termine - Kobayashi, finiscono per stargli sempre tra i piedi. Dopo qualche inizio tranquillo appare un criminale più arduo: Venti Facce. In realtà non è un'unica persona: costituisce infatti l'ideale paladino della giustizia laddove quella costituita non può arrivare; assume le vesti di più persone nel corso della storia al fine di giustiziare coloro che lo meritano quando la polizia ha le mani legate e non può procedere. Il tutto in chiara violazione di una legge che non tutela assolutamente il cittadino. La prima metà dell'anime assume cosi' i connotati di una descrizione - con velata denuncia del sistema reale esistente in terra Japponica con ogni probabilità - del contesto sociale caratterizzato da stupratori e malati mentali che rapiscono bambine al fine di farne i loro giocattoli e le murano vive o le sciolgono nell'acido quando le selezionate non accettino; da folli imprenditori che costituiscono in un'isola un parco giochi per adulti benestanti e nel processo fanno lavorare come schiavi i loro dipendenti fino a farli morire ricevendone la vendetta di altri loro sottoposti. Tutti i casi vengono naturalmente risolti dalla premiata ditta Akechi-Hashiba-Kobayashi con particolare ludibrio di quest'ultimo che sente finalmente di provare interesse per qualcosa.
La seconda parte getta invece luce sul passato di Akechi e sulla sua relazione di amicizia con Namikoshi, ragazzo bullizzato e picchiato a scuola, rigettato dai genitori - che addirittura di fronte ad una ferita grave del figlio nemmeno chiamano l'ambulanza per paura delle voci che potrebbero rovinare la loro reputazione - e dotato di un intelletto fuori dal comune tale da emarginarlo non solo dai ragazzi della sua età ma dalla società in generale. Il solo Akechi è in grado di tenere il suo passo. I due si chiudono cosi' in una biblioteca e passano il loro tempo a formulare una equazione che spieghi il tutto - ecco il demone di Laplace - e che sia in grado di scuotere la società dalle sue fondamenta provocandone il cambiamento. Non necessariamente in meglio nelle intenzioni dell'esasperato Namikoshi il quale si vede abbandonato dallo stesso Akechi che rileva un errore fatale nell'equazione stessa: la sua realizzazione deve necessariamente passare attraverso la morte di uno dei suoi creatori. Tuttavia egli non rinuncia: ed è proprio dalla stessa che nasce il concetto di Venti Facce che farà proseliti numerosi.
Alla fine, proprio per dare un segnale forte, Namikoshi radunerà alcune persone insoddisfatte e frustrate dalla vita, le quali volontariamente si getteranno da un palazzo e perderanno la vita a intervalli di 5 minuti, finchè lo stesso Akechi non sopraggiunga sul posto: il messaggio sarà non solo recepito dalla società, ma in molti finiranno per ostacolare la corsa dello stesso detective speciale. Qualcuno dei personaggi - l'uomo- ombra col suo improponibile sacchetto del pane in testa, abilissimo trasformista; la Lucertola Nera, criminale sotto le sbarre che adorerebbe fare qualche giochetto sadomaso con Akechi e che raggiunge continui climax quando lo stesso la tratta male - lo aiuteranno. Akechi, sfidato nelle sue capacità di intuito, raggiungerà il palazzo e riuscirà a salvare in un primo momento l'amico - che nel frattempo si era gettato per realizzare la sua equazione -; il tutto mentre Hashiba farà lo stesso con Kobayashi che aveva a sua volta accettato di uccidersi. Lieto fine per il secondo ma non per Namikoshi, il quale lascerà di sua volontà la mano di Akechi e cadrà dal palazzo; il suo corpo non sarà mai ritrovato. Il finale vede semplicemente Hashiba e Akechi discutere su questo e Kobayashi essere eccitato quando il telefono squilla presagendo la venuta di un nuovo caso.
Vediamo un po' i personaggi principali. Akechi: giovane investigatore bello e tenebroso, silenzioso ma incisivo co-autore pentito dell'equazione che dà origine a Venti Facce, caffeinomane e pasticcomane di grido dotato di un intelletto fuori dal comune. Hashiba: il bravo ragazzo della situazione, figlio della famiglia più influente del Giappone dalla quale deve aver mutuato il senso del dovere civico e sociale, amico ed equilibratore di chi viene dopo. Kobayashi: giovane annoiato al punto di credere che sia la stessa cosa vivere oppure morire, completamente disinteressato a qualunque cosa non siano i casi investigativi, a dir poco irritante nella maniera di ragionare, pedante e ficcanaso, bishonen se ce n'è uno e pure qualcosa di più visto che non disdegna vestirsi da donna, proprio il modello ideale di gioventù giapponese. Lucertola Nera: vorrebbe essere l'amante di Akechi - nonostante vi siano almeno 10 anni di differenza -, capo di una banda di malviventi in galera, aiuta l'amato e alla fine non è nemmeno un personaggio cosi' negativo. Il detective della polizia: aria da "Lo so, lo so" ma se non ci fosse Akeshi non saprebbe che pesci pigliare, sempre tranquillo oltre ogni dire, a tratti sembra persino apatico. Namikoshi: la rappresentazione della fine di un giovane giapponese sottoposto ad ogni sorta di sopruso e privato di qualsivoglia affetto ma dotato di una intelligenza fuori dal comune. In una parola: un genio incompreso e che nemmeno vuole però farsi comprendere.
Ok, e adesso? Adesso vediamo di spiegare perchè questo anime ha dato molto meno di quello che poteva.
La durata. Corto, davvero troppo corto alla luce della miriade di concetti che si vogliono esprimere. 11 puntate non bastano per riuscire a qualificarlo come poliziesco, come investigativo, come slice of life, come qualsiasi cosa lo si voglia etichettare. Allo stesso tempo è anche lungo, troppo lungo, per la ragione esposta sotto.
I personaggi. Troppo pochi. Alla fine in 11 puntate si affrontano si è no 5 casi, si introducono 4 delinquenti e si continua sempre e ripetutamente a girare su Venti Facce. Senza contare che quello che dovrebbe essere uno dei protagonisti - Kobayashi - è l'assurdità fatta ragazzino: si veste da donna, non gli frega una benemerita di nulla, vivere o morire è uguale e in conclusione di serie - dopo che il Giappone intero è stato rivoltato sottosopra come neanche decenni di alieni affrontati dai robottoni avevano saputo fare - dice che perlomeno adesso è meno annoiato. Davvero deludente. Non parli nemmeno degli stereotipi spaventosi che sono il detective della polizia, la Lucertola Nera e gli stessi Akechi e Hashiba. Se non sono squilibrati non li vogliamo: questo il motto. Mezza serie è poi tutta incentrata sulla famosa equazione; 5 episodi per chiarirne le origini e le possibili implicazioni; mezzo episodio per stabilire quale ne sia il fine.
I temi. Triti, ritriti e nitriti di cavalli annoiati. Bullismo, pedofilia, abusi sessuali, mancanza di affetti e un pizzico di matematica del '700. No, davvero: difficile fare peggio.
Conclusioni? Un calderone di roba mal cotta e l'impressione che, laddove si tratta di gente che dovrebbe mettere insieme i pezzi del puzzle per consentire di avere una visione d'insieme nitida, si sia di fronte ad un opera cubista. Voto finale: 7.
In Sight: Ranpo Kitan - The Game of Laplace, tanta confusione dove dovrebbe esserci chiarezza
Reviewed by radish7
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19:01
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