Soldier: il “sequel spirituale” di Blade Runner



Anno 1998: Blade Runner è ormai divenuto fenomeno di culto ma di prosecuzioni o spin off nemmeno l’ombra delle Porte di Tennhauser. Troppo pericoloso per qualsiasi regista mettere le mani sulla saga portata su grande schermo da Ridley Scott: per tutti ma non per W. S. Anderson – che si era già fatto un discreto nome ad esempio con Event Horizon arrivato in Italia come Punto di Non Ritorno e che poi avrebbe creato un sodalizio anche oltre il piccolo schermo con Milla Jovovich portando avanti la saga di Resident Evil – che decide di utilizzare una storia scritta da David Peoples, uno degli originali autori di Blade Runner per uno spin off che prende il nome di “Soldier”. 


Come lo fa? Alla sua maniera. Che significa in sostanza con un comparto tecnico buono, con effetti speciali più che passabili e con scene di azione decisamente ben costruite ed efficaci: piace in particolare lo scontro finale. 

Poi però…ci rifletti giusto quei due minuti alla fine della visione e ti rendi conto che qualcosa non quadra. 

Il protagonista – Todd, ragazzo umano cresciuto per divenire un soldato – in tutto il film spiccica qualcosa come 79 parole in tutto di cui 11 sono “Signore”; Kurt Russell che lo impersona probabilmente non hai mai avuto un ruolo cosi facile dal punto di vista della recitazione visto che i primi piani che lo vedono protagonista lo riprendono sempre con la stessa espressione, ossia quella di chi pensa tra sé e sé “Ma chi me lo fa fare “. Va bene che è stato cresciuto per essere un soldato ed in particolare educato in maniera da lasciare da parte i sentimenti e pensare freddamente ma non manifestare alcuna sensazione neppure di fronte alla vista di un bambino o di una famiglia felice sembra piuttosto improbabile. E’ questa la principale critica mossa al film che difatti si rivela un flop al botteghino con 60 milioni spesi e soli 15 incassati; non arriva peraltro mai al doppiaggio in alcuni paesi tra cui il nostro. 

I collegamenti con Blade Runner stanno alla fine in pochi particolari. Vengono nominate le Porte di Tennhauser e i Bastioni di Orione – luoghi citati da Ray in Blade Runner ed in cui Todd ha combattuto con buona pace della “regola” per cui solo i replicanti sono inviati nelle missioni spaziali – e si può vedere, tra i rifiuti del pianeta Arcadia, uno spinner, classico mezzo di spostamento. 



Trama a parte - che non è nulla di speciale, raccontando la storia di un soldato scartato in favore di una versione, forse replicante, migliore che aiuta la comunità naufragata nel pianeta in cui viene scaricato fino a favorirne la rivolta, a motivarli a riprendere il loro viaggio verso la meta originariamente prevista e al contempo si prende una sonora rivincita nei confronti del rivale mostrandosi in sostanza migliore - , quello che colpisce positivamente è la costruzione del contesto. 

Già dall’inizio interessante, soprattutto dal punto di vista cronologico, è l’addestramento cui viene sottoposto Todd scadenzato con rapida descrizione delle attività compiute per anno. Todd nasce nell’anno 1996 – che viene descritto per qualche ragione come Anno 0 – e completa l’addestramento nel 2013 a 17 anni; nel frattempo ha fatto test di intelligenza – un tangram, notoriamente complicato eh - , marciato – e visto un suo commilitone rimanere indietro e venire ucciso con sapiente pistolettata - , sparato al poligono – e si nota che a lui che gli frega, spara a tutto quello che si muove compresa madre con figlio in braccio - ; ha poi partecipato a varie campagne di guerra tra cui quella delle Lune Argentine e quella delle Sei Città oltre ai famigerati Tennhauser e Orione. Poi il fattaccio: un ufficiale si è messo in testa di utilizzare dei soldati “ricombinati geneticamente” – qualunque cosa questo significhi e lui si deve sorbire – e perdere – una serie di prove fisiche: la sua sconfitta è la ragione del suo abbandono preso Arcadia, pianetucolo utilizzato come vera e propria discarica per mezzo di navi apposite che vi passano all’incirca ogni 20-30 giorni. Qui conoscerà una comunità di esseri umani che 12 anni prima vi era precipitata con la sua nave: faticherà ad integrarsi – in sostanza impaurirà per la sua assenza totale di empatia e le sue doti fisiche comunque di rilievo e verrà pure allontanato salvo poi essere riaccolto – ed alfine ne sarà l’eroe. 

La comunità in questione si è adattata con quel che ha trovato: in un mondo battuto da tremende tempeste di sabbia riesce infatti a trovare riparo in una cittadella ben poco tecnologica con strutture in roccia, torce al posto di elettricità – e gran poca luce naturale portata dai tre soli sempre visibili - e qualche sparuta coltivazione peraltro infestata da serpenti velenosi null’affatto simpatici e potenzialmente mortali. Aggiungono il recupero dalla spazzatura di quanto possa essere utile e delineano una organizzazione democratica diretta sul modello delle polis greche con partecipazione di tutti ad una assemblea comune che prende le decisioni rilevanti. 

Non hai altro da dire se non che le musiche sono davvero molto belle e azzeccate


Promosso? No. Guardabile? Si.


Soldier: il “sequel spirituale” di Blade Runner Soldier: il “sequel spirituale” di Blade Runner Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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