Flashgames Ep. 49: quelli diversi




Ormai hai una discreta esperienza di flashgame e tendi a sapere molto bene già dall’inizio cosa ti devi attendere: basta un’occhiata alla prima schermata del gioco se non addirittura a quella di presentazione e capisci subito quale possa essere il concept generale, quali le dinamiche e quale il fine del gioco. 

In linea generale così finisce che devi girare varie schermate, recuperare indizi con acuta osservazione oppure oggetti, capire dove vanno utilizzati in altre schermate fino ad avere nell'inventario il numero necessario di elementi per sbloccare quell’ultimo passaggio che apre la schermata della vittoria. Però...qualche volta gli elementi di contorno possono fare la differenza e rendere un’esperienza come tante un po’ più particolare e interessante. Ed è quello che è capitato in questo caso. 

Senza perdere tempo, a lor signori DreamGate Escape – Back to Reality e The Haunted Cellar. 



DreamGate Escape – Back to Reality viene sviluppato da MoFunZone ed è giocabile qui

Lo scopo del gioco è davvero molto semplice: la veloce introduzione con scritte in rosso informa fin da subito che si sta facendo uno strano sogno e l'obiettivo è svegliarsi. Ma non sarà proprio un giochetto. 

Il gameplay si snoda attraverso le indicazioni che al semplice passaggio del cursore appaiono. Si raggiungerà così un edificio e si dovrà trovare la maniera di procedere per le poche stanze presenti aiutandosi talvolta con una torcia. I passi falsi si pagano amaramente: esiste infatti la possibilità di Game Over se si triggerano trappole come leve o si leggono scritte su cui sarebbe meglio non soffermarsi. Molto belle appaiono le animazioni delle diverse morti possibili che vanno dallo screamer di mostro a mura che si chiudono schiacciandoci per una bella spremuta rossa; a quel punto si viene riportati alla prima schermata dove un logo si legno contiene una scritta che varia a seconda del tipo di morte incontrata dando consigli come si trattasse di una sorta di save point. Morte che comunque è necessaria in almeno un caso per ottenere indicazioni di uno dei simboli associati al numero che costituisce l'enigma finale, unico ad essere un po’ più sfidante dei pochi esistenti. 



L’atmosfera horror costituisce l’altro elemento vincente del gioco. L’ottima scelta della paletta cromatica e dei giochi di luce ed ombra; le trappole imprevedibili e gli screamer improvvisi; le sonorità che vanno tra l'ovattato ed il disturbante grazie ad alcuni suoni particolarmente dissonanti e ficcanti che rompono un’inquietante musica di organo di sottofondo: tutti questi elementi permettono di immergersi nell’esperienza e ricavarne il giusto senso di disagio. 

In definitiva un gioco leggermente diverso dagli attuali e che vale ogni singolo dei 20 minuti necessari per finirlo. 


The Haunted Cellar viene sviluppato da Progressive Games e si può giocare qui.

Famo subito a capirse: non l’hai finito. Però ti ha talmente ben disposto da consigliarti di scriverci qualche riga. 

Lo scopo è trovare 12 biglie da consegnare ad un bambino - molto probabilmente uno spirito - che promette in cambio di aiutarci a fuggire dal luogo ove siamo imprigionati. 

Se è vero che non ci sono enigmi particolari, lo è anche che non è estremamente semplice girare per le varie stanze cercando di non perdere l'orientamento; si dovranno poi scandagliare col cursore i vari punti delle schermate fino ad ottenere quello in cui la freccia cambia colore (da rossa a verde): lì si trovano i punti notevoli della schermata in cui si può – ma non è detto - trovare una biglia. Tutte le schermate sono a scorrimento orizzontale/verticale limitato tramite il mouse, dando un senso di tremolio ed in incertezza al giocatore anche se è pur vero che raramente lo scrolling dello schermo sarà funzionale ad un qualche scopo. 



L’atmosfera horror risulta molto ben costruita sia dal punto di vista grafico che da quello sonoro. Innanzitutto le schermate consistono di foto che ritraggono stanze distrutte e in decadimento, dimora abituale di spiriti e mostri secondo il senso comune; le inquadrature sono molto ben studiate utilizzando riprese di taglio per far sembrare particolarmente angusti gli spazi e dare senso di claustrofobia. Vi sono poi alcuni screamer inaspettati che fanno sobbalzare sulla sedia e apparizioni di spiriti di bambini ed adulti che proferiscono brevi ed inintellegibili frasi. 
Dal punto di vista sonoro non vi è una melodia di sottofondo in loop bensì solo un continuo rumore "ambientale" che viene poi rotto da cantilene bambinesche la cui dolcezza contrasta con la ruvidità dei luoghi claustrofobici acuendo il senso lugubre. 

Il gioco è a tempo anche se non viene riportato alcun indicatore; in prossimità della fine del tempo concesso si sente un fastidioso suono cupo sempre più incalzante sino al Game Over che apre la schermata con la scelta se riprovare dall’inizio o meno e l’indicazione del punteggio ottenuto che dipende, a quanto sembra, unicamente dal numero di biglie reperite. 

Semplice sia nello scopo che nella realizzazione: piccola perla di diversità dai soliti flashgame. 


E concludi qui; se per caso trovate una biglia...guardatevi intorno, magari ve ne sono altre. 

Flashgames Ep. 49: quelli diversi Flashgames Ep. 49: quelli diversi Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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