Babadook: l'uomo nero che fa...paura



Sempre nel tuo spasmodico utilizzo di un abbonamento dormiente per cui la rata mensile però non lo è, hai trovato Babadook, film horror australiano del 2014 di Jennifer Kent: la sinopsi recitava di come addirittura Stephen King – non proprio l’ultimissimo arrivato in tema di horror; se ci fosse bisogno di presentazione, beh, è l’autore del libro da cui è tratta questa cosina qui - dicesse che dopo averlo visto nulla gli faceva più paura. Con una presentazione del genere era normale che lo avresti visto. 

Ed ecco ora 5 motivi 5 per vedere o non vedere, annusare o non annusare, udire o non udire, toccare o non toccare Babadook-dook-dook. 


1 – Le origini 

Jennifer Kent spiega che l’ispirazione le viene da un’amica con figlio ma senza marito e dalle difficoltà nel portare avanti tale situazione con tutti i demoni del caso; a quel punto si è chiesta “Cosa succederebbe se quei demoni fosse reali?”. Il risultato fu un corto del 2004 dal nome "Monster": ma siccome non bastava arrivò poi Babadook nel 2014. 

Venne lanciata una campagna Kickstarter che ottenne circa un decimo della somma necessaria che fu devoluta quasi completamente alla parte artistica. 

Interrogata poi sulle possibilità di un sequel, l’autrice avrebbe affermato che non lo farà né consentirà ad alcuno di farlo indipendentemente dalla cifra che le possa venirle offerta perché “non è quel tipo di film”. 

Con Babadook ci devi stare, mica ci puoi rigiocare. 

2 – La trama 

Per nulla complicata in sé e per sé. Una madre sola col proprio bambino – padre morto in incidente in auto mentre la stava portando in ospedale per partorire - che lavora come infermiera presso un centro per anziani e fatica a sbarcare il lunario, deve al contempo fare i conti con le difficoltà di gestire un figlio che sembra pazzo, dicendo di sentire e vedere una presenza maligna di nome Babadook. Ecco, aveva ragione lui e tutto il film diventa prima la comprensione da parte della madre che il demone è reale, poi la lotta contro lo stesso che viene al fine praticamente “addomesticato” e posto in cantina con tanto di ciotolina di vermi come pasto. 

Lo sai, detta così non incuriosisce proprio, ma i punti forti devono ancora venire. 

3 – Il personaggione 

Non che Essie Davis che interpreta il ruolo della madre Amelia non faccia un gran lavoro ma la palma va decisamente al seienne Noah Wiseman che rappresenta in maniera a dir poco perfetta un bambino traumatizzato dal vedere  un demone e non essere nemmeno creduto e quindi lasciato solo. 

Così, urla spesso apparentemente senza motivo, geme, va in confusione, mostra espressioni facciali che da sole valgono il prezzo del biglietto. E fosse solo questo. Riesce ad essere insopportabile e sfinente per vivacità, sfrontatezza e incoscienza; è irascibile e petulante; un po’ fa il mago sulla base di un programma che vede in televisione, un po’ progetta e crea delle armi – tipo una balestra oppure uno spara palle – che i Ghostbusters possono andare a nascondersi. Nei momenti peggiori, quando inseguito dalla madre posseduta da Babadook, imbastisce una serie di trappole che il bimbo di “Mamma ho perso l’aereo” può solo imparare; non disdegna usare petardi e picchiare pure i suoi coetanei e il suo grado di fierezza raggiunge tali vette da minacciare pure il demone di spacchergli la faccia. E in tutto questo, pur se incompreso, aveva persino ragione lui: un mito assoluto. 


4 – Babadook 

Interessante è la maniera in cui il demone viene concepito e raffigurato. 

Per bocca dell’autrice l’ispirazione principe verrebbe da un film del 1927 – "Il Fantasma del Castello" – di cui non hai idea alcuna. Essenzialmente è uno spaventapasseri svolazzante vestito di nero – con tanto di cappello a cilindro di ordinanza – ma col volto bianchissimo e gli occhi sinistramente a fanale, munito anche di braccia lunghe – un po’ somigliante allo Slenderman da questo punto di vista - e dita ad artiglio. 

I suoi poteri comprendono la facoltà di provocare illusioni – e apparentemente riesce a leggere nella mente delle persone, visto che la primaria illusione è quella del padre, la cui testa viene mozzata di netto in una delle pochissime scene realmente gore del film -, di accellerare il tempo impedendo di notte di dormire e di possedere persone da cui esce sotto forma di liquido nero, facendole peraltro pure levitare in aria. Si manifesta essenzialmente con il suo straziante verso “Babadook-dook-dook” accompagnato da un rumore gracchiante tipo giradischi di una volta e sottilmente terrorizza le sue vittime attraverso un libro di fiabe cartonato 3D che non solo ricompone quando fatto a pezzi, ma ci aggiunge pure ulteriori capitoli, giusto per far montare un attimino di più la paura; si accompagna gentilmente a scarafaggi ed altre amenità insettoidi di cui si ciba pure; quando definitivamente bruciato il libro si diverte con gli scherzi telefonici. Ti ricorda il Babau, mitologica figura utilizzata dalle tue parti per convincere gli infanti a starsene buoni; oppure, per essere un po’ meno locali, il classicissimo Boogie Man – in suolo italico l’”Uomo Nero” – con la stessa funzione. 



Ed ora la parte veramente interessante. In Ebraico “Ba-badook” significa infatti “Egli arriverà di sicuro”; in più, se si è avvezzi con gli anagrammi, non è difficile scoprire che si tratta di un anagramma di “A Bad Book” ossia “Un Libro Malvagio”. 

5 – Riferimenti Vari e qualche curiosità 

Riferimenti notevoli devi dire e non sei assolutamente sicuro di averli colti tutti. 

Amelie si diletta a guardare la TV notte tempo e tra una televendita e l’altra intoppa pure in qualche gradita proiezione: ad esempio "I Tre Volti della Paura", horror del 1963 dell’italianissimo Mario Bava. 

Nel sonoro soprattutto hai riconosciuto il grido di Motaro, personaggio del film Mortal Combat del 1995; un passo del vocale introduttivo di RE1 per PS1 durante lo scontro finale; un breve effetto sonoro da videogioco anni ’90 chiamato Enemy Unknown (X-Com) ed uno persino da Warcraft II, videogame strategico capolavoro della Blizzard del 1995. 


Per la sezione curiosità useresti il comodo listone formato famiglia: 

- il film era accompagnato alla sua uscita dal libro stesso di Babadook – chiamato “The Babadook Pop-UP Book” – acquistabile per la modica cifra di 8 dollari; i fortunati acquirenti delle prime 1000 copie hanno anche avuto edizione numerata e firmata di pugno da Jennifer Kent. Il libro riporta essenzialmente quanto si vede nel film aggiungendo alcune pagine inedite. In totale ne sono state vendute 9000 copie. Una bella strategia di marketing, non c’è che dire; 

- a discapito di quanto dice Sky, sembra che chi ha speso elogi per il film qualificandolo come “il film più terrifcante che abbia mai visto” non sia Stephen King bensì William Friedkin; non che conti poco dato che trattasi solamente del direttore dell’Esorcista del 1973; 

- grazie ad una sapiente classificazione di Netflix nel suo catalogo, il film è divenuto un simbolo della comunità gay

- il film ha anche un record non da poco: escluso il povero cagnolino, tutti i personaggi giungono alla sua conclusione vivi. 


E avresto pure finito. Se devi essere sincero questo film non ti ha particolarmente impaurito o mosso pur se viene universalmente celebrato come un piccolo gioiello di horror psicologico. A voi il giudizio qui; evitare di guardare sotto il letto durante la visione.

Babadook: l'uomo nero che fa...paura Babadook: l'uomo nero che fa...paura Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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