Broadchurch S3: un caso risolto (finalmente uno) e un finale degno



E con questa stagione avresti pure finito. Dopo la tua recensione parecchio entusiasta della S1 – qui - e quella un po’ meno convinta della S2 – qui – ti rimaneva la S3 che, almeno a quanto leggi nell’Internetto per bocca del creatore, scrittore, produttore esecutivo e Diosolosachecosaltro Chris Chibnall, dovrebbe essere l’ultima. 

Sensazioni? Emozioni? Impressioni? Si, qualcuna: il tutto nei comodi 5 punti 5 che ormai sono sdoganati il giusto. 


1- La trama 

Divisa in due: un nuovo caso – stupro di tal Trish Winterman – e strascichi piuttosto agrodolci di quello delle due stagioni precedenti. 

Per il nuovo: i tuoi due detective preferiti, Alec e Miller, indagano con il consueto schema ormai consolidato - indizi e sapiente loro rilettura che portano ad includere nella lista dei sospetti anche un semplice corriere espresso di Bartolini se mai si fosse per disgrazia trovato a Broadchurch in un periodo compreso tra l’anno 1000 e quello attuale -. Alla fine, però, il loro lavoro lo fanno pure eh: determinano il colpevole senza possibilità di errore e lo assicurano alla giustizia – che già nella stagione precedente ha peraltro dimostrato come non sia esente da falle pari a quelle che si aprono in caso di tsunami nel Pacifico -. 

Per il vecchio: Mark Latimer, padre del morto Danny, non riesce proprio ad accettare non tanto la morte del figlio, quanto piuttosto la sentenza della giuria che ha riconosciuto Joe Miller innocente. La sua straziante vicenda personale si muove tra la colpa per non essere intervenuto nel momento dell’uccisione del figlio – e poco conta che lo stesso Joe gli spieghi che non poteva fermarlo in quanto arrivato tardi - e la disperata volontà di ottenere quella giustizia che la giuria gli ha negato nella stagione precedente: incontra Joe al fine di ottenere nuove prove per riaprire il caso – e non vi riesce -, tenta di suicidarsi – e non vi riesce, anzi, nemmeno sa se lo voleva fare -, manda a carte quarantotto definitivamente la sua famiglia – qui invece riesce molto bene a rendersi incomprensibile a moglie e figlia maggiore – ed infine se ne va in furgone non si sa verso dove e verso quando. Da lacrimoni la scena dell’ultimo colloquio con la moglie Beth in cui dichiara a chiare lettere che non si sente ormai più parte della sua famiglia. Un uomo che inizia la stagione distrutto e distrutto la finisce. 

In mezzo varie ed eventuali vicissitudini degli altri personaggi già conosciuti: una giornalista che combatte – senza successo – contro la chiusura della testata locale per mancanza di vendite e decide allora di aprire un canale di Youtube; un prete che decide di abbandonare la comunità perché sì; una moglie, Beth, che supera la morte del figlio concentrandosi sulle figlie ancora in vita e dedicandosi al volontariato; un detective, Alec, che affronta il difficile ambientamento della figlia minorenne a Broadchurch. 


2 – Miller e Alec, la coppia perfetta 

Saranno abbastanza ottusi, non saranno delle aquile ma le dinamiche della coppia costituiscono uno dei punti forti della stagione. Ormai si conoscono bene e si lasciano andare a succose gag ilari, a profonde elucubrazioni senza risultato, ad arrabbiature con reciproche accuse di inettitudine: tuttavia manifestano un profondo entusiasmo per la propria professione e una profonda fede nel bisogno di giustizia e, cosa che hai abbastanza apprezzato, concludono la stagione con un rifiuto di uscire ed andare al pub invece di baciarsi come avrebbero voluto la maggior parte degli spettatori. Indelebili. 

3 – Il personaggione – super spoiler 

C’ è poco da fare, in una serie TV sono importanti i buoni ma se il cattivo non è all’altezza si perde tutto il mordente. Stavolta, per fortuna, non accade. 

Il colpevole è Leo Humphries, giovanotto che apparentemente gestisce l’attività del padre – vendere filo per le reti da pesca; lo sai, già così sembra improbabile – e allena pure la squadra di calcio del paese – cui partecipano personaggi che vanno dai 10 ai 60 anni apparentemente; è tutto un po’ così a Broadchurch -. Con un piccolo diversivo: stupra donne cui non chiede per forza il nome o organizza stupri per altri. E se questo è poco, beh, lo fa da tre anni senza che nessuno se ne fosse nemmeno mai accorto perché per qualche motivo le violentate nemmeno sporgono denuncia. E questo è ancora il meno: confessa placidamente come se avesse fatto la cosa più naturale del mondo, non accenna ad alcun pentimento – anzi, a momenti si aspetta pure che lo ringrazino – e porta avanti la sua morale distorta perché non è mica lui che sbaglia ma il mondo ad essere rovescio. 

Un bel passo avanti rispetto al tormentato e distrutto Joe Miller: se si voleva odiare davvero qualcuno, beh, accomodarsi signori e signore chè probabilmente a lui non è che non importa, ne gode proprio. Detto con le parole di Alec “Non è quello che un uomo è” e con quelle di Miller “E’ un’aberrazione” e ne va pure fiero. 


4 – Premi 

E se le stagioni precedenti qualche riconoscimento lo avevano avuto, figurarsi questa. E difatti nell’albo d’oro entra un bel National Television Award – equivalente britannico dei Grammy, grammo più grammo meno – per la categoria “Miglior Serie Drama”. Mica ciufoli. 

5 - Questioni 

L’hai già scritto che il mammasantissima della serie ha dischiarato apertamente che questa sarà l’ultima stagione. Ma poi ti chiedi: Mark Latimer dove sta andando? Che ne sarà di lui? Il Reverendo? Beth? Alec e Miller? Dai, c’è spazio per continuare, su. 



E adesso il bel “in definitiva” finale. A scanso di equivoci – chè, oh, tu mica sei Miller e Alec – si tratta di una grande serie con almeno due – la prima e la terza – stagioni davvero notevoli. Quindi il consiglio è di vedere anche l’ultima stagione facendosi un ultimo giro tra le scogliere di Broadchurch qui.


Broadchurch S3: un caso risolto (finalmente uno) e un finale degno Broadchurch S3: un caso risolto (finalmente uno) e un finale degno Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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