Animescoop: Crows, non la tua tipica scuola giapponese (almeno speri)



Sia in Internet sia parlando con alcuni amici - alcuni dei quali in Jappolandia ci sono stati o addirittura ci hanno vissuto per qualche tempo - trovi spesso informazioni su atti di bullismo nelle scuole del Paese del Sol Levante compiuti da gruppi di ragazzi che, di solito sfruttando la scusa dell'unione, prendono di mira il malcapitato - o malcapitata perchè, a quello che ti dicono, il fenomeno varrebbe anche in ambito femminile - di turno per farsi fare delle prestazioni varie che possono andare dal farsi rubare il pranzo fino a denudare il povero cristo per il solo gusto di sentirsi forti. 

Ed è proprio in questa maniera che comincia - tranquilli, pochi spoiler nel seguito - "Crows" ("Kōkō Butō Den Crows"), allegra doppietta di OAV - senza conclusione; non hai trovato alcuna notizia di una continuazione nell'Internetto - del 1994, messa su sotto la direzione di Masamune Ochiai - tre episodi di Devilman, Mazinga Z, Gordian e un paio di episodi anche di Goldrake giusto per non farci mancare nulla - su idea di Hiroshi Takahashi - che a quanto sembra più di una serie di Crows di vario genere non ha mai fatto, gli piaceranno i corvi ecchettedevodi' - e prodotto dalla KSS - che un po' con Calimero e i Barbapapà e un po' curando le musiche di Naruto e di Saiyuki un minimo di nome se l'è anche fatta. 

Due OAV due dal dolce sapore retrò - la grafica è quella degli anni '90, non c'è dubbio - che hai visto però con piacere. 
Perchè? Dopo la pubblicità. 


Innanzitutto per l'ambientazione. Una scuola Japponica - dal nome talmente significativo che manco te lo ricordi - ma non la tua classica scuola Japponica. Un covo di delinquenti di prim'ordine che dedica maggiori attenzioni a prendere possesso del proprio istituto che a studiare. Forse il primo anime "scolastico" in assoluto dove non ricordi una scena che sia mezza tra i banchi. Si va dappertutto: nei bagni - classica locazione per gli agguati - , nel cortile, all'entrata, nel classicissimo sotto ponte con rivattolo tipo Po in secca e - e non chiedetemi perchè - blocchi da costruzione, persino in un cantiere: ma in classe no, chè mica siamo qui per questo. Niente minigonne svolazzanti: stiamo lottando mica facendo fanservice. E questo ti piace proprio, devi dire. 

Poi arrivano i personaggi: uno meglio dell'altro. Il protagonista, un certo Bouiya - nome tipico in Giappone - è uno studente biondo - tipico pure questo - trasferito che non ci pensa nemmeno di indossare la divisa scolastica ma preferisce un più comodo giubbotto rosso - che fa moltissimo il cattivo del primo "Il Ragazzo dal Kimono D'oro" - e delle stupende scarpe che sembrano spadrillias modello estate-mare 1994. Picchia come un ossesso, perlomeno dopo aver ammaccato una sonora figura di palta all'inizio sui proclami di vendicare il bullizzato di turno, tal Yasuda. 
Ma il meglio ha da veni'. Tralasciamo i bulletti di piccolo quartiere - uno dei quali veste costantemente una maschera antigas tipica dei cinesi ma vabbè, sono dettagli - e andiamo subito ai pezzi grossi: si passa da un biker amante dei coltelli ma con un fisico a dir poco normalissimo - Bandou, che peraltro comanda una banda di 50 persone, mica poco - ad un solitario energumeno che parla a fatica - visto che l'ultima volta che l'aveva fatto probabilmente il Giappone di Holly e Benji aveva vinto i Mondiali - con l'intelligenza di non capire nemmeno che aver provocato qualche seria lesione al protagonista e averlo proiettato in un fiume in piena potrebbe equivalere ad aver vinto, fino ad arrivare al Capo della Banda degli Armamenti - che solo uno scintoista sa che voglia dire - che ci va giù leggerissimo scatenando una ventina di uomini per far fuori Bandou e prima ancora spezzare gambe e braccia - si, davvero - a uno dei suoi sottoposti. Perchè in Giappone è cosi': o obbedisci o non cammini, nè saluti più. 


E fin qui sembra quasi tu stia parlando di uno slice of life particolarmente cruento o addirittura di un Seinen di quelli belli pregni. Se, valà. Accompagnati ai contenuti citati vi sono delle scene che sembrano tratte dal migliore Gigi La Trottola con sangue vario in aggiunta. Dai complessi ragionamenti dei personaggi - talmente complessi che superano l'insieme dei numeri reali - si passa alla disperazione per aver distrutto un pacco di uova in preda ad un raptus di rabbia - povero muro - sino ad arrivare all'apparizione dell'uomo che da solo vale un intero episodio. Eccolo a destra nell'immagine sotto. 


Un lavoratore edile, ex alunno della scuola, che, mentre più o meno racconta qualche storiella, riesce nella grandissima impresa di scroccare almeno 5 sigarette all'interlocutore per poi estrarre il suo pacchetto quando quelle dell'altro sono finite. Spaziale. 
Per non menzionare il buon Boiuya che è in fissa con la sorella di Yasuda per averne visto una foto e pertanto disponibile ad aiutare il povero ragazzo che sapientemente promette l'incontro con la sorella salvo poi mai concretizzarlo. Eh si, certi argomenti motivano, eh. 

Altro? Ma anche no, solo il consiglio di dare un'occhiata a questa ora e mezza - due OAV di 40 minuti cadauno - di puro Street Fighter mascherato da Lamù.

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