Se sei un personaggio degli RPG Indie Horror non ti dovrà mai sorprendere il finire in luoghi di cui non sai una mazza, fatti apposta per renderti la vita difficile - e la morte facile - e circondati da uno strano alone di mistero che vorresti tanto nemmeno scoprire dato che l'unica cosa che hai in mente è trovare la via di andartene: tuttavia il sadico sviluppatore, volente o nolente - o molto spesso dolente - ti costringerà ad esplorarli e di conseguenza molto spesso a venire a parte di cose di cui potevi abbondantemente fare a meno.
Che è poi quello che succede nei due giochi di oggi. Signori e Signore a voi: Kidnapped e An Evil Night.
Kidnapped - anche conosciuto, anche se non sai perchè, come Maniac House - è un gioco che hai amato ed odiato allo stesso tempo. Sviluppato da DarkGamer e scaricabile qui, il gioco narra delle peripezie di tre ragazzini che entrano in una villa alquanto pericolosa al fine di trovare il loro amico scomparso. E lo troveranno, eh.
L'hai odiato, dicevi: essenzialmente per tre motivi. Innanzitutto l'introduzione è davvero troppo lunga e con poche fasi di gioco: interminabili dialoghi, fasi comandate dal computer che non ti permettono nemmeno di capire che stia succedendo e ti inducono al quit di noia. Per fortuna non lo fai; tuttavia, appena finalmente arrivi alla magione, ti aspetta un'altra interminabile parte non giocabile: quella dei tutorial. Che per servire servono pure, eh: i comandi sono infatti molto diversi da quelli classici, andandosi ad utilizzare C come tasto azione, X per il menù e Z per il cambio di personaggio. Parti finalmente col gioco che risulta di una lentezza spaventosa: non si può correre e la documentazione reperita, qualora consista di più pagine, non è possibile mandarla avanti col tasto azione: devi aspettare che il gioco proceda da sè. Il che potrebbe essere frutto di scelta precisa: lentezza per non permettere al giocatore di aver la sensazione di poter cavarsela velocemente e per fargli pesare ancora più l'atmosfera da "qualcosa di incombente" che facilmente si può assaporare.
Però il gioco ti è piaciuto e anche molto. Se la grafica non ha guizzi notevoli - semplice, del tool di RPG Making, priva di qualsiasi abbellimento e con documenti a tutto schermo che sembrano quelli dei flashgame di metà anni '90 - , il gameplay contiene delle soluzioni ottime. Innanzitutto l'idea di aver ben tre personaggi giocabili, tutti necessari: il gioco avvisa infatti che ciascuno di essi ha delle capacità specifiche per cui lo sfondare una porta o il suonare un piano potrà essere eseguito solo da uno di essi. Piacciono moltissimo tutti i vari enigmi: combinazioni, ricerca degli oggetti - non sempre segnalati con uno scintillio - , codici.
Accanto a questo l'atmosfera che vive più sul sonoro che sul visivo: rumori talvolta riportati da giochi a te cari - i passi sono quelli di Resident Evil - o che si stagliano su fondali neri per separare le varie fasi del gioco e che davvero creano una tensione da tagliarsi con un grissino - ma bello grosso però.
In definitiva un gioco curato e che merita il paio di ore necessarie per giocarlo sia pure presentando un solo finale.
Assolutamente piccolo capolavoro è invece An Evil Night che in un'ora e mezza circa riesce a portarti ad esplorare un lago abbastanza pericoloso e a scoprire un segreto che in parte tale rimane anche dopo la conclusione. Sviluppato da SPM, il titolo è giocabile qui.
Innanzitutto la grafica è qualcosa di assolutamente fantasmagorico per un RPG Indie: alla piacevolissima grafica del gioco - pixellosa si ma con una definizione encomiabile - si accompagnano gli abbellimenti mediante disegni - tutti davvero molto buoni sia dal punto di vista stilistico che da quello creativo ed evocativo - che si inseriscono allorchè vi sono parti narrate. Non te lo aspettavi vedendo l'inizio del gioco: ed è davvero una bella sorpresa.
Che il gioco sia molto curato lo si vede poi anche nella componente RPG e nel gameplay. All'inizio vi è una schermata che spiega i comandi da utilizzare; il menù è personalizzato e su livelli: la prima pressione del consueto tasto X porterà l'apertura di una semplice barra con icone - passando sopra le quali appare la didascalia - che permette di scegliere tra oggetti, salvare, caricare e terminare. La documentazione non ha particolare veste grafica - tranne in un caso - ma è molto densa e precisa. Non vi sono enigmi particolarmente complicati; piuttosto vi sono alcune scene - anche queste comunque molto agevoli - di inseguimento.
Altro punto fortissimo sono i suoni - in particolare le colonne sonore della varie zone - e la presenza di ben 5 finali diversi che richiederà un po' di pazienza riuscire a sbloccare.
Come chiosa ricorderesti anche che l'autore dichiara che l'ispirazione arriva dalla Creepypasta di Dering Woods, graziosa località del Kent - Inghilterra - in cui si afferma si possano sentire alberi urlare e collegata suo malgrado ad un paio di incidenti che hanno ahimè comportato la morte di più persone senza che i fatti siano mai stati perfettamente ricostruiti.
Un giochino breve magari, ma assolutamente sorprendente.
E' tutto per questo appuntamento e se per caso vi trovate all'entrata di un bosco...cambiate strada.
Indie Rpg Ep. 46: rapiti in una notte malvagia
Reviewed by radish7
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