Non ci volevi credere. Avevi appena completato la visione di Frankenstein’s Army, film del 2013 a firma dell’Olandese Richard Raaphorst – di cui non è che ci siano poi cosi tante notizie nell’Internetto - , e qualcosa continuava a balenarti per la testa; tipo che, nonostante si trattasse di una trashata di quelle peggiori, ti era perfino piaciuto.
Ci hai messo un attimo di tempo a realizzare il perchè ed è tutto contenuto nei consueti 5 punti 5 che seguono.
Se non temete le scosse elettriche, proseguite.
1 – Trama
Momenti finali della Seconda Guerra Mondiale, Ucraina: i Russi e i Tedeschi se la battono per prevalere. Una squadra sovietica gira per i vari villaggi finchè riceve una richiesta di soccorso da parte di alcuni commilitoni. La seguono e…finiscono nel laboratorio di un nazista di ultimo grido che progetta soldati uber-avanzati utilizzando corpi umani e componenti meccanici.
In sè sarebbe anche piuttosto scontatello; tuttavia viene gestito pure degnamente – specialmente un paio di plot twist comunque apprezzabili – il che, anche alla luce dei punti successivi, lo rende pure godibile.
2- Frankenstein?
Il dottore in questione utilizza buona parte del sapere del padre e ci mette molto di suo. Uccide esseri umani e li innesta poi con componenti perlopiù meccanici di vario genere: teste di sommozzatore, trapani, cesoie e altre amenità. Paradossalmente l’’immagine più spaventosa è però quella di una donna che, all’interno di una teca di vetro, muove la sua testa assieme al corpo di un orsetto di pelouche che le è stato connesso. Basta una spruzzata di elettricità ed il gioco è fatto.
E non paragonateli a zombie, per carità: lo dice lo stesso dottore che sono vivi, tant’è che si cibano pure con un piacevole minestrone fatto di interiora umane.
Alla fine, lo scoprire di volta chi sia il titolare di rumori e dei lamenti che senti qualche secondo prima e quale sia la sua configurazione, diventa pure interessante.
3- Il ritmo
Ebbene si, è uno degli elementi che permette di seguire l’ora e mezza scarsa di film. Parte decisamente molto lento con l’esplorazione del plotoncino ma poi velocizza dopo la prima mezz’ora con una serie delirante di situazioni e rivelazioni.
4 – Mockumentary
Lo stile è quello, visto che il tutto viene visto attraverso la telecamera di uno dei soldati del plotoncino. Poco importa che si sia nel 1945 e la qualità dell’immagine sia invece da anni 2000. Contribuisce persino lo scarno finale che riporta una foto dell’unico superstite accanto a Stalin, volendo dunque accreditare i fatti accaduti come reali.
5 – Splatter
A profusione. Perchè le aberrazioni del dottore mica le mandano a dire; perchè gli stessi soldati sono stati parecchio induriti da anni di dura guerra; perchè il dottore è un pazzoide come pochi altri se ne erano visti. E poco importa che alcune scene siano talmente inverosimili e grottesche da risultare ilari: è parte del fascino della pellicola.
Adesso mi scusassero ma dovresti andare a controllare il tuo pelouche con la testa di cellulare.
Il Filmone: Frankestein’s Army, quando l’Olanda prova a fare sul serio
Reviewed by radish7
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07:00
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