Il filmone: The Bye Bye Man, non proprio l’incontro più felice



The Bye Bye Man è un film del 2017 diretto da Stacy Title e basato sul capitolo "The Bridge to Body Island" del romanzo The President's Vampire di Robert Damon Schneck. 

Al suono della sirena di un treno sei pronto a proporre 5 punti 5 per il quale vale la pena di salire nella carrozza o di scendere alla prima fermata. 


1 – La trama

Forse non originale ma decisamente funziona. Si seguono le vicende di tre amici universitari che prendono dimora presso una casa che fu teatro di vicende piuttosto poco felici nel 1969, culminate con l’uccisione a sangue freddo di 8 persone da parte del giornalista Larry Redmon al fine di impedire il ricordo e la trasmissione dell’inquietante segreto del The Bye Bye Man. Nel corso della trama però il giovane Elliot finirà per incocciare nel cassetto del comodino del giornalista, per riesumare quella vecchia storia attraverso indagini e per rinnovare quell’incubo: ovviamente non finirà a tarallucci e vino. 

2- Il Bye Bye Man

Ecco, questo ti è piaciuto. Perché se ti ha fatto venire in mente ben presto IT da un lato e Slenderman dall’altro, ha però dei caratteri abbastanza propri ed originali. 

Al pari di Slendy la soggezione creata nella vittima è psicologica: non bisogna pensarlo, non bisogna nominarlo od appare; è però reale come avrà modo di ribattere Sasha al fidanzato Elliot che le aveva appena detto che “era solo nella loro testa”. Gli effetti in grado di provocare sono i più vari: allucinazioni, deviazione della realtà – che viene vista in maniera diversa per ognuno dei personaggi e diverge dai fatti che accadono realmente - , perdita del senso del tempo. Con le parole di Elliot “si vede ciò che non c’è e non si vede ciò che c’è”. Si nutre della paura delle persone analogamente allo Slendy: non temerlo significa infatti non poter essere assoggettato alle sue “cure” psicologiche. 

Di Slendy è forse più pericoloso visto che basta pensarlo perché si materializzi; motivo per cui se ne ricorda un solo caso – quello del 1969 – che era pure stato sotterrato dal gesto del prode Redmon che aveva ucciso con sapienti fucilate tutti coloro cui il nome era stato anche solo nominato. Sarà Elliot a riscoprirlo nel cassetto del comodino; al fine di comprendere cosa stia succedendo finirà per rievocare il Bye Man Man andando a rovistare nella “cartella morta” n. 69 della biblioteca ove erano contenuti gli articoli mai dati alle stampe. Nel momento in cui viene pronunciato il suo nome una prima volta, la sua diffusione attraverso il passaparola finisce per diffondere la sua esistenza. 



Una volta ricordato, appare raramente come uomo incappucciato e vestito di nero, dall’apparenza facciale che ricorda vagamente Nightmare e di altezza notevole come lo Slendy; viene annunciato dall’arrivo di un treno e dall’effetto intermittenza delle luci e si accompagna ad un immondo essere somigliante ad un lupo famelico che divora le carni di coloro che si sono uccisi o sono stati uccisi per sua causa. 

Non hai invece molto ben capito la funzione dalla moneta che viene ritrovata – probabilmente soltanto una maniera per ricordare la sua esistenza – e il simbolo che appare sul frontale del treno “4241” anche se sospetti abbia un significato. 

3- Jumpscares, qualche coccolone

Il film segue la maniera forse più antica e più semplice per cercare di mandare qualche brivido lungo la schiena dello spettatore: il Jumpscare, ossia un improvviso ed inaspettato dettaglio visivo o sonoro. E devi pure dire che, a parte la scontatezza del metodo, riesce pure bene anche grazie alle diverse modalità con cui viene messo in pratica. 

Porte che si chiudono all’improvviso eliminando la già poca luce presente e sprofondando nell’oscurità totale il protagonista; apparizione di volto del mostro su vetrata che si rompe repentinamente; sfarfallare di luci; sirene di un treno intervallate dall’immagine del suo arrivo; visioni di volti con orbite prive di occhi e circondati di rigoli di sangue; il tutto senza esagerare cosicchè i vari jumpscares risultano sempre sufficientemente inaspettati. Funziona. 

4- Il Ritmo

Il film dura il giusto – 1 ora e 20 minuti circa – e mantiene alto il ritmo interlacciando nella maniera opportuna la prefazione, l’inizio, le fasi di scoperta ed indagine, lo svolgimento della trama e le parti più paurose. Non hai preso sonno durante la visione, questo no. 


5- Il finale – Continuazione?

Non c’è chiaramente happy ending come ci si aspetterebbe da un buon film horror: l’unica maniera per fermare il pericolo del Bye Bye Man è quello di eliminare – fisicamente- tutti coloro che vi sono entrati in contatto anche solo a livello di pensiero. Però…si lasciano in giro le tracce – leggi: il comodino con il cassetto in cui viene riportato il nefasto nome – e il film da ad intendere che ci sia possibilità di una continuazione anche alla luce dell’atteggiamento della poliziotta che, a dispetto di quanto concluso dai colleghi, non sembra disposta a darla su sull’accaduto e senz’altro non è soddisfatta della spiegazione data. Fortuna per la nipote del protagonista che trova le monete presso il comodino ma, nell’oscurità della notte, non riesce a leggere la scritta nel cassetto. 


E chiudi qui e quel nome non l’hai pensato anche se l’hai scritto. Mi scusassero, vai a controllare che non ci siano suoni di treno in arrivo fuori dalla finestra.

Il filmone: The Bye Bye Man, non proprio l’incontro più felice Il filmone: The Bye Bye Man, non proprio l’incontro più felice Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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