In sight - Dies Irae: piccola guida ai riferimenti



Ti sei da poco – per il momento in cui scrivi, poi oh, di materiale ce n’è e quindi non sai quando questo post sarà inserito nel tuo blog – portato al passo con Dies Irae (ディエス・イレ Diesu ire, letteralmente "Giorno d'Ira"), anime della stagione autunnale 2017 che altro non è che la trasposizione animata di una visual novel del 2007 poi riproposta in altre due versioni nel 2012 e nel 2017. E deve essere piaciuta abbastanza se nel 2015 è stato aperto un crowdfunding che ha raccolto la bellezza di tre volte la cifra richiesta per la realizzazione dell’anime, poi affidato allo studio Genco. 

Impressioni? Beh: lirico, epico, ben realizzato graficamente e a livello sonoro e con l’introduzione di una serie di concetti e di riferimenti alla Germania Nazista – oh, parliamoci chiaro: ai Jappi quel modello attizza – di cui vuoi parlare in questo post. 

Se si cerca un riassunto delle puntate si rimarrà delusi; se invece si vuole addentrarsi nella mitologia dell’anime si prosegua con la lettura, si disponga o meno di un castello volante teschi-munito. 


La prima citazione viene proprio dal titolo e la si desume in accordo con la scritta che si può trovare alla fine della opening. 

Il Dies Irae di per sé è una sequenza della lingua latina – attribuita a tal Tommaso da Celano – divenuta poi esempio tra i più riusciti di poesia medioevale; descrive il Giorno del Giudizio, l’ultima tromba che squillerà allorchè le anime si porranno davanti a Dio, i buoni saranno salvati e i cattivi condannati al fuoco eterno. Come parte del Requiem, viene musicata poi dagli autori più noti – due nomi a caso: Mozart e Verdi -; tuttavia non è – non solo almeno – a questo che l’anime fa riferimento.   

In questo caso infatti è al Faust di Goethe che bisogna guardare: in due momenti successivi riporta infatti esattamente quanto scritto come sottotitolo dell’opera. 

Dalla scena 7 – Lo studio di Faust (II)
Verweile doch, du bist so schön! (“bellissimo momento, non scappare via!”)

E dalla seconda parte della tragedia scritte nel 1832
Das Ewig-Weibliche Zieht uns hinan (“il femminino eterno ci esalta”). 


Altri riferimenti si possono cogliere nel nome di alcuni dei personaggi

Il cattivone Reinhardt Heydrich è infatti un personaggio storico realmente esistito: trattasi di uno dei più potenti generali della Germania Nazista, stretto collaboratore di Himmler e a capo dell’intero apparato di sicurezza e repressione delle SS. Magari non aveva superpoteri: però era considerato l’uomo più pericoloso del regime. Morì nel 1942. Per ulteriori approfondimenti andare alla sempre utile pagina di wikipedia.

Se poi il riferimento a Mercurio come messaggero degli dei non credi abbia bisogno di delucidazioni, più interessante è scoprire che Padre Valeria Trifa era un chierico dell’Ortodossia Romana che però sapeva conciliare la sua attività religiosa con quella di attivista politico fascista – strano – che divenne poi anche arcivescovo della Chiesa Rumena ortodossa in America e Canada. 



Parimenti realmente esistito è Götz von Berlichingen – noto anche come Gottfried - , cavaliere tedesco e soldato di ventura di un periodo però di molto precedente al nazismo – siamo a cavallo tra il ‘400 ed il ‘500-. Nobile, proprietario di un castello, fu reso famoso proprio da Goethe che decise di scrivere una tragedia ispirata alla sua vita. Un collegamento col Nazismo però esiste: durante la seconda guerra mondiale, alla diciassettesima Divisione Panzergrenadier delle Waffen SS fu dato il suo nome. 

Pure Wolfgang Schreiber esiste per davvero però proprio non vuoi credere che l’ispirazione sia arrivata da colui che è stato direttore responsabile della Bentley per un bel periodo. 


Esauriti i personaggi, attacchi con i simboli. Non credi ci sia bisogno di spiegazione alcuna per la svastica - titolo dell'episodio 7- ; interessante invece è la citazione agli einherjar o einheriar - titolo dell'episodio 10 - ossia gli spiriti guerrieri morti combattendo valorosamente in battaglia. Coloro, in altre parole, che possono aspirare a raggiungere il Wahalla - altra citazione frequente - cioè il paradiso nordico degli eroi. 

Ma soprattutto è la citazione alla Tavola Rotonda Nera di Dresda il punto forte. Il già citato Himmler fece costruire una tavola rotonda, un chiaro riferimento alla storia di re Artù, attorno al quale sedevano dodici cavalieri neri. Moderni templari la cui crociata era diffondere l’ideologia neopagana nazista nel mondo.



Il giornalista tedesco Karl Otto Paetel (1906-1975), fuggito a Parigi per scampare all’odiata ideologia nazista, nel suo articolo Typologie de l‘ Ordre Noir scritto per la rivista francese Diogène, affermava:

“Nella grande sala di riunioni s’incontrava la Tavola Rotonda dei capi SS, una piccola cerchia di 12 capi che era informata su teoria e pratica dell’ideologia dell’Ordine. I membri delle diverse truppe subalterne venivano a sapere soltanto parte di tutto ciò. Poiché, contrariamente a quello che credevano i cittadini, le SS non erano soltanto un corpo di polizia: erano un ordine religioso con struttura gerarchica e allo stesso tempo il modello di uno Stato teocratico secondo la visione di Hitler. Una società che doveva essere formata da signori, subalterni e schiavi. Quindi anche presso le SS era la casta inferiore quella che aveva il solo scopo di dare e ricevere la morte.”

E qui concludi questo specialino. Per coloro i quali vogliano penetrare i segreti del Dies Irae, la direzione è questa.
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