In Sight - Shiki, vampiri, umani e mannari insieme appassionatamente



Vampiri. A memoria – ma ammetti che potrebbe essere una tua mancanza – non ricordi molti anime/manga che trattino il tema dei vampiri: Vampire Hunter D e poi, in tempi più recenti, Owari No Serap.
Poi ti consigliano Shi Ki (屍鬼 Shiki?, lett. «Il demone cadavere»), una serie televisiva trasmessa da luglio a dicembre del 2010 tratta da una light novel giapponese scritta da Fuyumi Ono che già aveva avuto un adattamento manga grazie a Ryu Fujisaki tra il 2007 ed il 2011. 

Ed è…diversa.


La prima fonte di diversità sta decisamente nella trama. Se nelle altre opere citate ci si focalizza sulla battaglia tra specie – singola o di gruppo – qui gli Shi Ki cercano di agire nell’ombra, fidando del fatto che gli umani non sanno della loro esistenza, al fine di potersi garantire il loro posto nel mondo appartato e nascosto agli occhi di tutti. A farne le spese sarà il piccolo villaggio di Sotoba, 1500 anime in tutto, incapace di comprendere le ragioni di una serie di morti tra Agosto e Ottobre di uno stesso anno. Sarà il medico del villaggio a capire la situazione: da li partirà la violenta reazione umana che porterà all’amaro epilogo senza vincitori né vinti. Una lotta improntata alla sopravvivenza, senza che vi siano giustificazioni morali ulteriori per l’operato dei due gruppi; ci vedi molto ma molto Devilman. 

Interessanti sono poi le – incomplete – spiegazioni riguardanti le caratteristiche delle varie razze e la storia. 

Gli Shi Ki sono essenzialmente dei vampiri che risorgono alcuni giorni dopo la loro morte – non meno di 3 giorni dopo -; solo pochi degli umani deceduti però lo fanno. Costoro godono di vita eterna, non soffrono malattie, non mangiano cibo normale – lo vomitano proprio – alimentandosi unicamente di sangue umano – circa mezzo litro per pasto; in 4 volte determinano la morte del soggetto –, non respirano, hanno pelle fredda e non possono esporsi alla luce del sole, dovendo anzi dormire nel periodo che va dall’alba al tramonto. La loro forma è il “sangue” dotato di una particolare proteina che consente loro di rigenerare le ferite quasi istantaneamente, di non essere soggetti ad anestesia e nemmeno a veleni. Mantengono però coscienza, ricordi e, a seconda dei casi, sentimenti e moralità tipicamente umane. I loro punti deboli consistono nella luce solare – che li brucia, avendo una pelle ultrasensibile ai raggi ultravioletti - , nella decapitazione e nel paletto inflitto nel cuore; dimostrano anche timore nei confronti delle icone sacre – crocefissi e statue di Buddha – e dei suoni tintinnanti ripetuti. Il loro morso può sia uccidere sia determinare una sorta di ipnosi nel soggetto, costretto ad obbedire ai loro ordini, probabilmente mediante l’inoculazione di un narcotico; tuttavia per poter da la caccia alla loro preda devono essere invitati nella loro casa. 



Al loro servizio vi sono gli ancora più rari Jin Ruo – termine per loro coniato da Sunako -, sorta di licantropi. Costoro non muoiono ma si trasformano poco prima della morte; respirano, hanno un cuore che batte, possono stare alla luce del sole e possono vivere con cibo normale anche se i loro poteri ultraumani – sensi due volte più acuti degli umani e capacità fisiche notevolmente superiori – possono essere attivati solo qualora bevano sangue umano. Gli Shi Ki possono essere visti come dei Jin Ruo incompleti; questi licantropi sono molto rari – se ne vedono in tutto 4/5 nella serie - . 

La storia si sviluppa prima come una sorta di investigativo – se guardata dalla prospettiva degli abitanti del villaggio – per poi degenerare in un autentico conflitto. Colpisce il piano molto ben organizzato di Sunako, trasferitasi nella villa in stile occidentale di Hanazawa con la sua famiglia - Kirishiki -: trasformare un villaggio disperso in un rifugio per gli Shi Ki. A tal proposito, al fine di non suscitare sospetti dal mondo esterno, i soggetti posti sotto ipnosi si licenziano dal loro lavoro e dichiarano di trasferirsi: in questa maniera il numero di morti nel villaggio rimane sempre zero. In più viene preparata una specifica agenzia di pompe funebri il cui compito – a parte la presenza di una specie di Mago Galbusera a celebrare le esequie – è quello di conservare i corpi per il tempo sufficiente a capire se possano risorgere. Agli appena trasformati viene assegnato una specie di tutor che li porta in un ricovero schermato dalla luce solare e provvede alla presenza di un umano di cui dovranno cibarsi per il loro primo pasto. 

Da quel punto partono gli approcci dei diversi protagonisti al fine di arrivare alla risoluzione del mistero. Toshio, medico, ne adotta uno scientifico rompendo il giuramento di Ippocrate e non fermandosi davanti a nulla: per comprendere come liberarsi della minaccia uccide la moglie e poi conduce esperimenti sulla stessa Shi Ki finendo per impalarla. Seishin, giovane monaco buddista del villaggio, si affida invece a leggende locali – quale quella degli Oiashiro - , arrivando alla sua conclusione mediante una profonda riflessione sulla storia di Caino ed Abele, con una interpretazione piuttosto oscura e difficile da comprendere. I giovani Natsuno, Kaori e Akira ci arrivano in maniera pratica: osservando e spiando la famiglia Shirishiki e confermando le loro assunzioni con lo scoperchiamento di una tomba. Quella che sa tutto – e che non viene creduta – è invece la sensitiva Ikumi che per prima arriva coi suoi “poteri” alla soluzione. Lo scoglio principale diventa quello di farsi credere dagli altri abitanti: la sensitiva non ci riesce, i ragazzi nemmeno – tanto che Natsuno deve scegliere di essere trasformato e combattere alla sua maniera la sua guerra isolata finchè no troverà un appoggio in Toshio - , Toshio dovrà ingannare la bella Chizuru e farne un esempio durante una celebrazione al fine di rimuovere definitivamente lo scetticismo del villaggio, sintetizzato nel “Battesimo del Razionalismo” che impedisce di credere a ciò che la ragione non può spiegare. 

Da li partirà la cruenta “Mushi Okuri”, ossia la caccia ai demoni; verranno sollevati altri temi decisamente affascinanti che contempleranno profonde riflessioni su giustificazione dei propri atti tramite necessità di sopravvivenza, indifferenza della morte a seconda delle persone – bellissimo il dialogo tra Sunako e Seishin nell’episodio 4 - , dannazione consistente nel vivere dimenticati dalla divinità inoperosa di fronte alle circostanze, ignoranza come motore della paura del diverso – esemplare la frase di Megumi nel momento della sua cruenta esecuzione “Quelli strani siete voi” agli abitanti del villaggio - da cui derivano tendenze violente e pazzia. Il tutto in un crescendo di scene splatter capaci di rivoltare anche gli stomaci più schermati ed inquietare anche gli spiriti più avvezzi e con una conclusione che dimostra come non ci siano buoni o cattivi, vincitori o vinti in vero e proprio stile Devilman. 



Un’opera completa e matura, con una trama non sempre lineare – motivo dei continui riferimenti temporali scritti – ed un finale nell’affatto conclusivo che si potrebbe definire “aperto” : tuttavia non privo di questioni lasciate irrisolte. Ne citi alcune. 

Innanzitutto non viene mai detto nulla circa l’origine degli Shiki. Si sa – con un flashback molto veloce – quale sia la vicenda della più anziana tra gli Shiki, Sunako: la piccola conobbe uno straniero occidentale – con ogni probabilità un Jin Rou – durante una delle feste che la sua famiglia teneva nella sua bella casa in stile occidentale; costui fu la causa della sua mutazione. Dal fatto che si tratti di storia di un tempo passato in cui “le sepolture erano ancora comuni” , si può desumere che il tutto sia accaduto nel periodo Meiji, tra il 1868 ed i primi 20 anni del 1900 visto che in altri periodi la cremazione era pratica comune – probabilmente proprio in quanto l’umanità si era accorta degli Shiki e voleva evitare la resurrezione dei morti -. La confusa storia di Caino ed Abele non riesci proprio ad interpretarla in chiave di origine degli Shiki. 

Il fumetto mette invece una pezza sul motivo per cui Seishirou – umano che vive con gli Shiki e “marito” di Chiziru – ad un certo punto uccide la Jin Ruo Yoshii: sarebbe stato Natsuko ad averlo convinto che lui non era l’unico ribelle tra gli Jin Ruo che invece agivano organizzati contro gli Shi Ki o forse ad averlo morso; chiarisce anche per quale motivo Akira, lasciato legato alle prese con un vampiro, sia poi ritrovato vivo e vegeto nella clinica con la sorella: anche in questo caso l’intervento provvidenziale è di Natsuko. 

Altra questione che il manga sembra chiarire è relativa a come Toshio sia stato in grado di resistere all’ipnosi di Chizuru. Nell’anime si vede un secondo morso che è quello di Natsuno: essendo un Jin Rou – e quindi superiore agli Shi Ki – la sua suggestione prevale. 


Conclusioni? Un gran bell’anime che, per I motivi citati cui si aggiungono un’ottima caratterizzazione dei personaggi, un comparto tecnico all’altezza e una colonna sonora evocativa, va visto. Tutto in un boccone e non a singoli morsi. Per coloro che siano interessati Kanemasa si trova qui

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