Dragon Head: una rilettura del manga



Di Dragon Head (ドラゴンヘッド Doragon Heddo), manga di fantascienza apocalittica e post apocalittica ed horror psicologico di genere seinen creato da Minetaro Mochizuki, hai già avuto modo di parlare in relazione al live action del 2003

Siccome se una cosa ti piace non ti va di prendere scorciatoie, ti sei sciroppato pure il manga, serializzato a partire dal 1995 sulle pagine della rivista Young Magazine di Kōdansha fino al 2000 per i Japponici e arrivato in Italia solo nel 2001 in pratici 10 volumi tankōbon. 

E...ne avresti da scrivere. Alla fine, quello che decidi di fare, è un piccolo riassunto capitolo per capitolo, aggiungendoci dove lo riterrai opportuno qualche piccolo commento personale. Spoiler Adragonhead. 


Cap. 1 – Cap 2

Di ritorno da una gita scolastica, i ragazzi di un liceo japponese avvertono un urto mentre il treno sta attraversando un ponte. Lo scenario che si presenta davanti a Teru, Nobuo e Ako è raccapricciante: sangue e morte ovunque – e c’è davvero da rabbrividire – in un tunnel le cui uscite sono state completamente bloccate dal crollo delle pareti. 

La storia diviene un misto di sopravvivenza – ricerca di quanto sia necessario a cominciare da cibo ed acqua – e introspezione psicologica sulle reazioni dei personaggi. Se Teru ed Ako riescono a far fronte alla tremenda realtà mantenendo un minimo di lucidità, Nobuo inizia a darsi al culto dell’oscurità, dipingendosi addosso dei tatuaggi che nulla hanno da invidiare a quelli dei Maori e, in definitiva, divenendo pericoloso per gli stessi compagni. Il giovane infatti vendica tutti i suoi rancori repressi – mutilando ad esempio il corpo di un professore rigido nella sua disciplina e quelli di alcuni suoi compagni di classe che l’avevano bullizzato - , diviene progressivamente sempre più violento – e per questo si scontra contro Teru che difende anche Ako – e si fa cogliere completamente dalla disperazione abbandonando ogni speranza di uscire dal tunnel e cominciando – indovinando pure, ma in quel momento il lettore non lo può sapere – a parlare di “fine del mondo”. 

Alla fine Teru e Ako, attraverso alcuni condotti, riescono ad uscire dal tunnel e, dopo un inseguimento vano di Nobuo – che realizza che non vuole rimanere solo e cerca di portarli indietro – cominciano a esplorare e scoprire il devastato mondo che si apre dinnanzi ai loro occhi. 

Cap. 3 – nuove conoscenze

Teru, ormai stremato dalla deficienza di cibo ed acqua, viene salvato e si risveglia nella sala operatoria di ospedale dove incontra altri tre ragazzi - una di 15 e due di 16 anni - che gli spiegano di essere in viaggio verso Tokyo e di non aver mai trovato fino a quel momento nessuno di vivo. La loro conclusione è che tutti si siano messi in salvo, abbandonandoli. Teru incontra anche Ako, salvata anch’essa dai ragazzi. 

Il capitolo passa con discussioni e introduzione degli usi di questi ragazzi, palesemente condizionati dalla situazione e psicologicamente molto labili. Compiono infatti un rituale della luce attraverso dei petardi su un disegno molto simile a reticolo. Ballano attorno allo stesso e si feriscono volontariamente credendo questo allontani gli spiriti maligni. Sono però piuttosto ingegnosi: per sopravvivere bollono acqua ricavata da una piscina al fine di eliminare il più possibile il disinfettante in essa contenuto – non viene detto, ma le deviazioni mentali dei giovani confermano che la procedura non ha totalmente successo – e ottenere acqua potabile. 

Intanto l’ambiente esterno è caratterizzato da una nebbia così fitta che non ci si può vedere nemmeno da pochi metri di distanza. Piove cenere dal cielo che poi si inspessisce a terra. 

Dopo l’uscita dal tunnel, si comincia quindi a scoprire l’ambiente esterno e si fanno le prime supposizioni/constatazioni – sull’accaduto; al contempo si introduce una piccola prima comunità di cui si analizzano le reazioni irragionevoli come prima indicazione del comportamento umano dinnanzi all’inaspettato ed incompreso. 


Cap.4 : una speranza

Teru ed Ako vedono un elicottero e decidono di seguirne la rotta. Finiscono così in una città fantasma dove il silenzio è talmente forte da far male alle orecchie.

Alla fine incontrano coloro che pilotavano l’elicottero: Yamazaki, Nimura, Iwada, ex membri del Corpo di Protezione. Teru chiede aiuto ma viene colpito dai “militari” diffidenti che allo stesso tempo vogliono Ako per soddisfare i lor desideri sessuali a lungo repressi. Teru viene scaricato in un tunnel; l’oscurità regnante gli riporta in mente Nobuo e tutta la sua mania per il buio; nel frattempo fabbrica delle molotov che utilizza per cominciare ad appiccare incendi alla città. Viene raggiunto da uno dei militari e lo colpisce con una bottiglia incendiaria; per giustificare la sua coscienza cerca di autoconvincersi che è stato il militare a farsela cadere addosso. 

Capitolo che narra sì una storia ma che focalizza prevalentemente sull’analisi dei comportamenti del nuovo gruppo incontrato. 

Paura e smarrimento: questi i due sentimenti regnanti; emerge in maniera molto forte anche una sorta di critica alla mentalità militare che “spara prima di chiedere” ed è sempre pronta a far valere la legge del più forte e un maschilismo di fondo. Ma che, di fronte al pericolo di vita, finisce per perdere la propria rigidità e autocontrollo e per dare di pazzo minacciando di uccidere Teru con la pistola in quanto responsabile anziché cercare una soluzione per la salvezza. 

Dall’altro lato sta il sensibile Teru che cerca di auto convincersi che l’uccisione della persona non è colpa sua per non dover sopportare un fardello per lui troppo pesante, essendo la sua coscienza, a differenza di quella delle persone finora incontrate, ancora legata ai concetti e valori della tradizionale vita civile pre-disastro. 

Cose piaciute: si vedeva già prima ma ora è proprio palese che i personaggi, che sono giapponesi, vengono disegnati con tratti giapponesi.

Cose piaciute un po’ meno: marchette spaventose ad alcune marche di abbigliamento come la Nike. Non sai se siano volute, danno un senso di maggiore realismo – dicendo, in sostanza, attento che questo è proprio il nostro mondo – ma se ne poteva anche fare a meno. Certo saranno frequenti anche nel seguito - ad esempio nel Cap. 7 ve ne è una alla Kawasaki -. 


Cap. 5: una donna provvidenziale

L’allegra combriccola se la vola in elicottero e si cominciano ad avere le prime indicazioni geografiche di una certa rilevanza. La visione aerea permette di individuare una gigantesca faglia nel terreno e i protagonisti cercano di capire se sia trattato di un terremoto. 

Alfine approdano in una regione dove c’è meno polvere e trovano ad accogliergli una donna grassa – ex insegnante di giapponese – la quale racconta l’accaduto.

Prima una fortissima scossa di terremoto fece sparire dalla vista il mare; che ripiombò in forma di maremoto gigantesco che travolse tutto. Fumo e polvere cadevano in piccoli fiocchi ed una parte dell’isola – che si chiama Izu - sprofondò sotto il livello del mare. 

Di fronte alla catastrofe, i sopravvissuti che non erano fuggiti combattevano tra loro per saccheggiare i negozi rimasti e si abbandonavano ad atti di violenza; anche gli animali facevano lo stesso. Parte un discorso molto interessante della donna sulla psicologia umana: la paura è sentimento che conduce alla follia, ossia alla perdita di ogni freno inibitore fornendo la pratica e facile giustificazione della necessità di sopravvivenza. Quello che rimane è vivere giorno per giorno e non vi è spazio alcuno per rimpianti. Esiste anche un inquietante gioco psicologico per cui, di fronte alla paura, si tenta di incuterne ad altri per poter tranquillizzarsi. 

Ad aggiungere considerazioni interessanti sullo stesso concetto è poi Nimura che spiega come la gente definisca “mostro” tutto ciò che non comprende, come di fronte alla paura il confine tra realtà e finzione si assottigli e come, in sostanza, nell’uomo sia connaturata la hobbesiana legge del più forte che vede i deboli soccombere. 

Nel frattempo Teru ha contratto il tetano. La donna spiega ad Ako che sarà possibile trovare medicine e carburante per l’elicottero in cima al Monte Tenju, dove c’è una città: servono circa 3 giorni di viaggio, sarebbe 1 solo senza polvere. 

Nimura accompagna Ako nel viaggio e si cominciano a manifestare segni di gelosia dello stesso verso Teru per le attenzioni della ragazza. Trovano alfine la città e in particolare vedono un bambino con evidenti segni di operazioni craniali e altri magrissimi che sembrano morire di stenti. Il bambino si brucia un braccio e sembra non avvertire dolore alcuno; un poliziotto spara a Nimura. Il capitolo si conclude col bambino che spiccica qualche parola confusa. 

In tutto questo sono passate tre settimane dall’incidente del tunnel, misurate grazie ad orologi: il primo riferimento temporale del fumetto. 

Cap. 6: altra comunità interessante

Si scopre che il bambino si chiama Kikuchi e che prende regolarmente una medicina data dal SSRI – Ex del Centro Ricerca Neurologico di Toho -; fa parte di una comunità – armata mica male - che ha deciso di bruciare alcuni membri – che definivano essere diventati pazzi – all’interno del municipio. Ako e Teru vengono assaliti. La comunità afferma che non ha ucciso ma che sono stati i loro membri a decidere volontariamente di morire; aggiunge che devono compiere degli altri sacrifici e il sangue di una giovane donna – e guarda caso Ako lo è - va particolarmente bene.

Ako e Nimura fuggono così presso l’ospedale – l’idea del viaggio era quella di trovare medicine per curare Teru e carburante per l’elicottero - mentre sono braccati dai pazzi. 

Arriva in soccorso con l’elicottero Iwada. Si scatenano varie sparatorie ma alfine i protagonisti la fanno franca. Mentre l’elicottero se ne va, Kikuchi chiude il capitolo dicendo che “loro gli hanno fatto questo” e che tutta l’umanità non è poi molto diversa. Parole di cui, in quel momento, il lettore non può comprendere il significato ovviamente. 

Capitolo molto intenso sia dal punto di vista prettamente action che da quello della sempre cara e costante riflessione psicologica. Sempre la paura è il motore trainante della comunità: stavolta, con una pensata quasi “platonica”, i membri reagiscono affidandosi ad una sorta di divinità capace di proteggerli contro la natura ostile per la quale compiono sacrifici umani. Misteriose le parole di Kikuchi del quale si sa ancora troppo poco. 

Cap. 7

Kikuchi invita Ako ad unirsi a lui in un mondo privo di dolore e Nimura gli spara; tuttavia non muore e fissa i due ragazzi che stanno andando via in elicottero dall'ospedale ormai ricoperto di fumo; afferma che tal “Hokusai lo sapeva" e parla di “Dragon…” - . Ako cerca informazioni in una biblioteca e scopre che Hokusai è un pittore i cui quadri si trovano dappertutto nel rifugio: uno di essi rappresenta un "drago" che esce dal punto più altro del paese ossia il Monte Fuji.

Tornati nell'isola, lasciano la signora che nel frattempo è riuscita grazie ai medicinali recuperati a curare Teru che raccomanda protegga Ako.

Altra gita in elicottero e i protagonisti realizzano dall’alto che il mondo sembra finito; non sanno dove sia il Monte Fuji e vedono lava e tsunami ovunque mentre Tokio è completamente priva di elettricità e sommersa di ceneri. Ipotizzano che la ragione sia un’eruzione vulcanica o lo scoppio di una bomba atomica o un meteorite. Parte qui un'interessante riflessione sul fatto che si e tornati al tempo in cui le cose si possono conoscere solo grazie ai propri occhi e non attraverso i mass media e internet che hanno reso gli umani pigri. 

Vedono un'enorme faglia nel terreno, un buco gigantesco di cui non possono percepire i confini: decidono di addentrarsi in esso con l’elicottero venendo completamente avvolti da oscurità e silenzio. Altra occasione per riflettere sul fatto che l’uomo teme tutto ciò che non può capire/comprendere con l’ausilio dei mezzi a disposizione ossia dei suoi sensi; al contempo dialogo sulla fragilità umana di fronte alla grandezza di quel buco di cui non possono intelligere i confini che stimola il sentimento fortissimo della “propria vita” come indicazione dell’istinto di sopravvivenza. 

Alfine i ragazzi giungono in una sorta di centro commerciale che credono trovarsi alla periferia di Tokio, completamente attorniato da cenere fredda bianca simile a neve – ma che non si scioglie al contatto con l’elicottero – portata dal vento freddo.

Altro buon capitolo che analizza il tema della paura e l'istinto alla sopravvivenza sotto numerosi possibili profili. Quello di Kikuchi che ha sostanzialmente abbandonato emozioni e sentimenti; quello di Ako e Teru che invece non abbandonano la speranze e dirigono verso Tokio per sapere cosa ne è stato dei propri cari. 



Cap. 8 - Verso Tokio

Fa freddo e il sole appare filtrato sotto una coltre di cenere; causa rifrazione ottica l’immagine potrebbe essere non reale. Scarseggia l'acqua, quella trovabile era potabile ma è ormai inquinata dalle ceneri. I ragazzi sono costretti a scendere per cercare scorte. 

Vedono in direzione opposta a Tokio una colonna di fuoco – che dovrebbe essere l’eruzione di un vulcano -, accompagnata da un tornado che non la scalfisce nemmeno. Quest'ultimo è in avvicinamento: i ragazzi scappano in elicottero lasciando però indietro Teru nonostante le resistenze di Ako; Teru riesce a salvarsi nascondendosi in un ascensore. Al termine del disastro è disperso. 

Quando si risveglia ha problemi fisici – un braccio forse rotto per il quale però non sente più il dolore perché addormentato nell’acqua fredda e piena di cenere – e la gola secca. Avvista l’elicottero schiantato a terra e non trova nessuno: vede gli occhiali di Iwada e capisce che il cumulo lì vicino è la sua tomba. Trova però una cartina con frecce che indicano un percorso, dei vestiti puliti e una lattina da bere: crede glieli abbiano lasciati Ako e Nimura. 

Va verso la direzione indicata mentre è sempre più scuro e freddo e scompare la colonna di fuoco. Incontra un tizio malandato che aveva delle medicine e farfuglia qualcosa dicendo che a Tokio è tutto distrutto, che se andrà lì non sarà più un umano, che lui era scappato. Il tizio muore di crepacuore subito dopo. 

Capitolo di transizione senza particolari riflessioni ma che prepara al rush finale. 

Cap.9: Tokio

Giunto a Tokio da solo Teru vede tutto distrutto. Scende nella metropolitana sentendo delle voci che vi provengono e che scopre ben presto essere delle radio. Le segue e giunge in un deposito di emergenza di beni di prima necessità - con un passaggio segreto per il palazzo della Dieta - in caso di catastrofe: vi trova alcuni bambini, gli abitanti del mondo sotterraneo, con le stesse identiche cicatrici in testa che aveva Kikuchi; costoro sopravvivono mangiando il cibo del deposito che tuttavia è sperimentale e trattato con SSRI-EX, sostanza che inibisce la paura con la serenità. Teru conosce coloro che ne fanno uso: gli assuefatti dalla paura, coloro che hanno perso l'indicatore psicologico dato dalla stessa - cosiccome il dolore è invece un indicatore fisico - e mirano però a recuperarla con la "paura definitiva". 

I tipi con la testa cucita vengono chiamati dal dottore "Dragon Head" dal nome del caduceo con serpente simbolo delle farmacie. Sono stati operati chirurgicamente e soffrono di perdita della memoria. Dopo il dialogo con uno di loro Teru se ne va, sente messaggi alla radio che dicono che sono arrivati soccorsi da altre nazioni, e si dirige verso casa. Vede il suo palazzo distrutto; si accascia in preda ai ricordi e si domanda che fine possa aver fatto la sua famiglia e cosa fare.

Più che un capitolo, un'autentica botta al cuore. Viene spiegato il "mistero" dei ragazzi con le cicatrici in testa; viene precisato il perchè del nome dell'opera; tuttavia quello che veramente colpisce è la mazzata ricevuta da Teru che aveva trovato un senso nella sua esistenza nel tornare a Tokio per cercare genitori e sorella e che scopre amaramente che il loro appartamento è in rovina assieme al palazzo che lo contiene. In una situazione di stenti fisici, il minimo che ci si possa attendere è il suo collasso psicologico: tuttavia il giovane ancora non crede alla morte dei cari ma crolla comunque sfinito al suolo. 

Cap.10 - Il finale 

Tra le macerie del palazzo Teru trova un messaggio lasciato da Ako - con tanto di caramella e qualcosa da bere - che lo invita a recarsi presso la loro scuola superiore. Si riaccende a questo punto la speranza: quanto meno una persona realmente importante per lui - la progressiva consapevolezza dell'importanza dell'amica sarà il tema centrale del capitolo - è viva e infatti Teru si precipita alla scuola e reincontra Ako e Nimura. Scoppia la "gelosia" di Numura e parte il combattimento per Ako che viene sì condotto a mazzate fisiche ma anche con psicologiche con la rivelazione destabilizzante che i genitori di Teru sono morti da parte di Nimura. Alla fine, dopo aver sentito dei file segreti letti alla radio, Teru realizza di avere delle informazioni da fornire a qualcuno - si scopre solo poi essere il dottore e non le forze di soccorso -; intanto le "Forze di Soccorso" giunte da altre nazioni sono impegnate contro i "senza paura" - la piccola comunità costituita dal dottore grazie al SSRI-EX - considerati come terroristi. Il dottore spiega che per rimuovere la paura basta rimuovere il piccolo e grande ippocampo nel cervello umano, sede della stessa sin dai tempi dei rettili; aggiunge pure che l'uomo nasconde nel suo profondo la paura più profonda, quella della morte.

Teru non riuscirà a raggiungerlo ed insieme ad Ako vedrà l'eruzione di un Monte Fuji - che non è quello vero che è sparito ma un altro formatosi nel centro di Tokio - e i due affermeranno di essere per lo meno contenti di non essere soli a vedere la fine del mondo. 

Bellissime ultime pagine con ricordo delle persone incontrate fin lì e degli insegnamenti ricevuti; conclusione con esseri umani che dovranno essere creativi e potranno determinare come sarà il nuovo mondo. 

Di quest'ultimo, straziante capitolo, non serve parlare molto: va semplicemente letto. Colpisce che alla fine non siano scoperte le cause del disastro. Dal rapporto della radio si ipotizza un cataclisma ma si parla pure dell'esistenza di 3 testate nucleari in Giappone, alcune delle quali non è più possibile individuare, quindi ipotizzando che siano state usate; si parla pure di un tentativo Giapponese di distruzione del sistema mondiale, ipotesi che viene però rigettata. 


E..qui finisce Dragon Head. Emozionante, pauroso, breve e molto - ma davvero molto - intenso. La direzione verso il Monte Fuji è questa

Dragon Head: una rilettura del manga Dragon Head: una rilettura del manga Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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