Il filmone: Puzzle, il Saw Japponico con qualcosa in più (ed in meno)



Niente, serata un po' così e volevi vedere qualcosa di diverso. Ed ecco che arriva la proposta dell'amico che ne sa - dice lui - di mondo con gli occhi a mandorla e ha trovato Puzzle, film horror-scolastico del 2014 che promette farà drizzare i capelli. 

E...sì, specialmente per il fatto che ti sei dimenticato il gel per capelli. Le regole son sempre quelle: 5 ragioni 5 per vedere, non vedere, scrutare, non scrutare, da lontano o da vicino Puzzle. 


1- Il montaggio e il titolo

Il titolo dice qualcosa: puzzle - ossia, alla italica maniera: indovinello-. Effettivamente il film presenta una vicenda che va ricostruita, ponendo in corretto ordine cronologico tante tessere costituite da altrettanti piccoli flashback per ognuno dei quali viene in apertura indicato il momento in cui accadono - come distanza nel passato dall'ora X della scena iniziale -. L'idea ti piace, come ti piace il fatto che non tutte queste "tessere" siano presentate in ordine strettamente cronologico: da 40 giorni prima si può passare a 1 giorno prima e poi di nuovo finire indietro a 20 giorni prima. 

Una sorta di piccolo "Memento" di cui non raggiunge certo la complessità ma di cui copia, e nemmeno in maniera totalmente malvagia, la struttura. 

2- Horror e Splatter

Niente effetti speciali particolari, niente inquadrature spiazzanti, tanta censura con spostamento improvviso della telecamera nel momento in cui l'atto horror/splatter accade. Nonostante questo, l'ansia e il disgusto che un buon horror devono necessariamente provocare sono tutte lì. Allo spettatore vengono indicate le azioni, lasciandosi immaginare, anzichè vedere, la loro esecuzione materiale. Sarebbe poco, se non fosse che esse comprendono, ad esempio, un frigo lasciato cadere sull'addome di una donna incinta che ne determina l'aborto oppure il taglio a sangue freddo di dita della mano con una cesoia o del tendine d'Achille. Questo per fare solo due esempi: la sensazione di dolore la sente persino lo spettatore anche se l'atto materiale non viene mostrato. 

3- I suoni

Trattando della psiche deviata non solo del protagonista ma anche di altri personaggi, le musiche svolgono un ruolo assolutamente essenziale nel rendere l'idea. Dolci melodie che improvvisamente stonano; largo uso di suoni bineurali; crescendo che partono dal nulla e si stoppano all'improvviso lasciando lo spettatore praticamente interdetto di punto in bianco e il suo cervello a dir poco esterefatto: il comparto sonoro si accompagna e completa quello visivo nella costruzione di una vicenda a dir poco grottesca e lugubre. 


4- Analogie

Ci si mette gran poco a vedere quella che è la principale fonte di ispirazione: Saw, l'Enigmista. Ma con più di qualche differenza chè qui mica si copia, eh: enigmi per modo di dire - del resto qui la mente dietro al tutto è un liceale, non un ingegnere - , tante biciclette - true story: ogni volta bisognava recuperare pezzi delle stesse - e una fastidiosa - per le vittime - tendenza a costruirli in maniera da dare una speranza di riuscita per poi invece non fornirne alcuna. Il tutto per gentile cortesia di un liceale con un'idea di rettitudine talmente spostata che lo stesso Kramer lo applaudirebbe. 

5- La Danza Finale

Ultimi due minuti con canzone dalle sonorità decisamente fastidiose che viene "ballata" da una protagonista vestita della sua uniforme scolastica insanguinata con le movenze di una in preda a degli spasmi indotti dalla droga. Ad eccezione del fatto che drogata non lo è. Rappresentazione migliore per celebrare lo stato di totale irrazionalità e pazzia non vi poteva essere. E il tocco finale: la schifa persino una iguana - animale domestico del protagonista - dopo averla guardata per una decina di secondi alla fine del motivetto. Simbolismo? Sì. Quale? Non chiedete. 


E te la chiudi qui che hai detto abbastanza nonostante in realtà tu non abbia spoilerato nulla. Per chi voglia cimentarsi col Puzzle, la direzione è questa. Un consiglio: portatevi un bicicletta, può tornare utile.

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