Te lo ricordavi vagamente nella memoria con quella strana sensazione di chi ha visto qualcosa che non gli era rimasto proprio impresso. Così, quando hai visto Alien Hunter, film del 2003 per la regia di Ron Krauss, e soprattutto un particolare, qualche segnale che non sei riuscito a decriptare è apparso nella mente.
Ad ogni modo si provenga dalla terra, dallo spazio, da una dimensione diversa, la regola rimane sempre quella: 5 ragioni 5 per vedere - o non vedere - Alien Hunter.
1- Le mille somiglianze...
E' la prima cosa che balza agli occhi: poche idee originali - anzi, forse nessuna - e una commistione di roba vista altrove ben frullata stando attenti che i gusti vadano bene assieme. Sì, perchè la trama stessa prende a piene mani da Stargate - l'idea di un segnale di origine sconosciuta che debba essere decifrato da un professore universitario e su questo torni pure chè le analogie mica si fermano qui - , da Alien - monta molto bene la suspance per cosa ci possa essere all'interno di un blocco ritrovato in Antartide - , da Sfera - sempre l'idea del ritrovamento in un luogo abbastanza poco accessibile all'uomo anche se stavolta ghiacciato anzichè acquoso - e anche un pizzico da Contact - di nuovo il segnale da interpretare da parte di un professorone che tra l'altro era pure membro del SETI come Jodie; in più anche quella che gli alieni stavolta non siano proprio dei cattivoni con in animo stragi ed estinzioni di massa -.
Come a dire: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
2- ...e una
L'attore che interpreta il protagonista è, guarda caso, lo stesso che interpretò Daniel Jackson in Stargate del 1984: Danielone Spader. Indubbio che il ruolo sia lo stesso - entrambi linguisti del resto -, indubbio che entrambi credano nell'esistenza degli alieni ma abbastanza diversi come carattere: se Daniel Jackson era tutto sommato timido, introverso, non realizzato, considerato più che un visionario un pazzo dalla comunità scientifica, stavolta Julian Rome è un donnaiolo abbastanza guascone anche se altrettanto poco realizzato - al punto di non aver nemmeno concluso il suo dottorato - e volto alla causa - ha lavorato per il SETI fino alla sua chiusura da parte del governo non interessato a quello che ET aveva da dire -.
3- Gli alieni...
Uno dei motivi principali di buoni tre quarti d'ora del film è quello di capire cosa possa essere contenuto all'interno di quel recipiente ritrovato in Antartide che emette quello strano segnale. Passi sopra al fatto che subito si scopra che è basato sul carbonio e che una troupe di ultra-scienziati dovrebbe sapere almeno che carbonio=vita, almeno la nostra vita.
Il film ti butta infatti dentro questo centro di ricerche che ha tutte le caratteristiche che ti preparano a temere il peggio: sotterraneo, con passaggi molto angusti - anche se una bella stanza ricreativa con tanto di biliardino non ce la si fa mancare - e con tempeste che lo buttano fuori dalle comunicazioni col resto del mondo. Stavi per pensare al peggio.
Ed invece no. L'alieno stavolta è buono: il segnale avverte di non aprire il manufatto, pena lo spargimento di un virus che potrebbe essere mortale per l'intera umanità; l'alieno impone le mani sulla testa di Julian e sostanzialmente gli racconta la storia della sua razza anche se in maniera piuttosto succinta, rendendolo parte del fatto che avevano tentato di colonizzare Marte finendo per estinguerne la popolazione - chissà quanti milioni di anni fa - in sei mesi ma senza averne colpa essendo inconsapevoli della malattia che portavano. Dal punto di vista visivo sembra una specie di Asgardiano di Stargattiana memoria con orecchie da tritone; le loro navi sono luce bluastra. E proprio una di loro si avvicina alla base per accogliere i sopravvissuti della stessa e portarli lontano, in maniera da evitare, come alcuni di loro volevano, la contaminazione del genere umano e quindi la sua fine.
Insomma: si sa un po' pochino di loro ma ci vogliono bene e può anche bastare.
4- ...e gli umani
Ed ecco che la principale minaccia per l'umanità non sono gli alieni ma gli umani stessi nella persona del Dr. Michael Straub, uno che aveva fatto partire una coltivazione di mais geneticamente modificato in Antartide per porre fine al problema della fame nel mondo ma che poi, di fronte al rischio di beccarsi una bella atomica tra le gengive, al mondo ci pensa un po' meno, volendo a tutti i costi salvare la pellaccia pure se contaminato.
Altra cosa che ti è piaciuta: i russi. Perchè dopo decenni di propaganda - velata o meno - antirussa in qualunque tipo di produzione americana che non fosse Hello Kitty, stavolta vengono dipinti con un cuore e non privi di qualunque tipo di sentimento manco fossero dei Borg. Si vede infatti che l'ammiraglio del sottomarino incaricato di sparare una bella atomica sulla base in Antartide non è che la prenda proprio bene mostrandosi parecchio contrariato e preoccupato e dicendo anche che spera che quelli che hanno dato il comando di sganciare la bomba sappiano cosa stanno facendo. Insomma: anche i Sovietici hanno dei sentimenti.
5- Il finale
Forse l'hai anche già citato ma questo è uno dei punti migliori del film. Perchè? Semplicemente non è quello che ti aspetti dalla costruzione del film in sè che avrebbe potuto prendere tutta una serie di strade viste e riviste e ne ha scelta invece una sufficientemente poco battuta.
E concludi qui. Se per caso state facendo un giretto in Antartide con famiglia e sentite strani suoni provenire da una roccia...fatevi i cavoli vostri.
Il filmone - Alien Hunter: segnali e mais in Antartide
Reviewed by radish7
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07:00
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