The End of the Fu***ng World: due stagioni ed il mondo non è ancora finito



The End of the F***ing World è una serie televisiva britannica creata da Jonathan Entwistle e interpretata da Alex Lawther e Jessica Barden. Lo dice Wikipedia, esattamente qui.

Basterebbe pure questo come introduzione ma siccome il mondo a quanto pare starebbe per finire ti va di aggiungere che la serie è la trasposizione di un fumetto di tal Charles Forsman e che finora se ne sono viste 2 stagioni con episodi – e questo ti piace parecchio – di 20 minuti cadauno belli pregni, in cui succede tutto ed il contrario di tutto e ancora il contrario di niente. 

5 punti per descriverla? Sì, ma veloci che il mondo sta per finire.


1 – La trama 

Si seguono le vicende di due teen agers non proprio facilissimi: il deviato mentale James che come sogno nascosto ha quello di uccidere un essere umano dopo aver sapientemente fatto pratica per anni su praticamente qualsiasi specie animale il Regno Unito abbia da fornire e la apatica – quando va bene – e totalmente insopportabile – ed è l’unico momento in cui manifesta qualche emozione – Alyssa.

Classiche cosette da teen ager ribelli: scappano di casa, incontrano altri squilibrati come loro, rubano di tutto, uccidono un paio di persone. Dai che l’abbiamo fatto tutti in gioventù. 

2 – Il personaggione 

Una miriade proprio. Ma se la palma se la potevano anche contendere i due personaggi principali prima della seconda stagione, poi Alyssa vince per distacco. James parte bene ma poi diventa una sorta di zerbino innamorato e con sindrome da abbandono che lo costringe a portarsi appresso l'urna di Eliana memoria in cui sono contenute le ceneri del padre; Alyssa, di contro, rimane più dura e sfodera delle espressioni facciali che raramente si sono viste da uno stuzzicadente usato. Di più: tutto le da noia, tutto le pesa, tutto non la emoziona ma nonostante tutto aziona il cervello al momento giusto e si dimostra di un cinico che Macchiavelli a confronto potrebbe fare la pubblicità degli orsetti di gomma. Unica. 


3 – Il contesto: un’Inghilterra come mai si era vista 

Che non fosse la storia della corte della Regina non si fatica a capirlo dopo i primi 2 minuti; tuttavia a collezionare così tanti spostati ci deve essere una concentrazione pari a quella dei cinesi sulle coste dell’Oceano Pacifico. Perchè di stereotipi qui se ne trovano quanti se ne vuole, ma tutti hanno quel qualcosa che li rende piuttosto distinguibili e memorabili rispetto ai colleghi di altre produzioni. 
Così, un insegnante universitario che se la fa con le studentesse e scrive un libro di psicologia rinomato non farebbe notizia se non fosse che è amante del bello - e quindi, nella sua convinzione, di se stesso -, che porta dei baffi che Don Chisciotte lo invidierebbe, che veste come persino Valentino nei suoi momenti di estro si vergognerebbe a fare -ovviamente con tutte queste qualità finirà ammazzato e forse se le meritava pure -; una povera ragazza di colore che ha dei traumi piuttosto radicati in un'infanzia costellata di umiliazioni e razzismo non farebbe notizia se non fosse che sviluppa un'amore maniacale verso tal professore la cui morte vorrebbe vendicare a suon di uccisioni; uno sposo campagnolo e prestante, con un intelletto pari a quello di un aratro, non costituirebbe alcuna novità non fosse che è pure un architetto edile piuttosto visionario; infine il padre di Alyssa, spacciatore e latin lover di campagna, non direbbe nulla se non fosse che lascia figli di qua e di là e si veste come un biker fuori moda.  

E questi sono solo alcuni, eh: guardare la serie che di ludibrio se ne trae. 

4- La struttura 

Ti piace e molto; solo 8 episodi per stagione e ciascuno della durata di circa 20 minuti. La serie è azione senza alcuna riflessione: prima sia agisce, poi, se si ha tempo, si pensa alle possibili conseguenze che finiscono puntualmente per verificarsi nella maniera più imprevedibile possibile, per cui bisogna correre ai ripari, sempre nella maniera meno probabile e sensata possibile. E' un turbinio di sorprese spiazzanti: tanto per la regia quanto per la sceneggiatura; tanto per i personaggi, quanto per l'ambientazione. 

Definirla con una sola parola? Impossibile. No, non intendi che non è possibile definire con una sola parola la serie: piuttosto che "impossibile" è esattamente l'unica parola che la descrive. 



5 - Continuazione? 

Spereresti di sì ma poi leggi che "Nell'ottobre 2019 Charlie Covell ha dichiarato che non è prevista una terza stagione". Del resto il finale rispecchia bene tutta la serie; veloce, apatico ed empatico al contempo, coi due protagonisti che mostrano cosa sono diventati: uno zerbino che ha trovato l'unica luce nell'altra tanto da riuscire finalmente a liberarsi dell'urna con le ceneri paterne; una cinica e diretta ragazza che è disposta ad ammettere finalmente tutto in contemperanea a se stessa e al suo compagno di avventure. 

Il resto, come al solito, è un minuto buono di titoli di coda senza colonna sonora, degna chiusura irreale di una serie altrettanto...impossibile. 


E questo è tutto. Impossibile non mettere il link e buona visione a tutti, abbiate o meno 20 mila sterline da restituire a vostra madre. 

The End of the Fu***ng World: due stagioni ed il mondo non è ancora finito The End of the Fu***ng World: due stagioni ed il mondo non è ancora finito Reviewed by radish7 on 09:58 Rating: 5

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