Il giorno 25-09-2015 si è conclusa la serie animata Saint Seiya: Soul of Golds, ennesima incarnazione della saga ormai storica de I Cavalieri dello Zodiaco.
Ragioni per amare o non amare questa serie ve ne sono davvero molte; di seguito alcuni spunti da cui partire al fine di valutare l'opere di Sensei Kurumada.
In breve, i Cavalieri D'Oro vengono riportati in vita dopo che si erano sacrificati presso il Muro del Pianto in Ade e si trovano presso Asgard. Non quella di Toieana memoria, però: la città assume più i connotati di una sorta di oasi felice, dove è possibile la coltivazione delle piante, l'allevamento degli animali e dove il commercio rappresenta il fulcro. Tutto questo grazie ad un clima favorevole ben diverso dal continuo inverno gelido che caratterizza il luogo; merito di un albero - l'Yggdrasil - responsabile del mutamento del clima e della conduzione di Andreas, all'inizio semplice medico alla corte di Hilda e successivamente, in seguito alla malattia che ha colpito la rappresentante di Odino, regnante del luogo. Facile naturalmente convincere la popolazione della bontà del suo operato grazie alle nuove condizioni d vita; impossibile ingannare Hilda e assieme a lei una delle sue principali ancelle, Lithia. Proprio qui si risveglieranno ad uno ad uno i Cavalieri d'Oro assumendo diversi atteggiamenti: chi combatterà fin dall'inizio, chi preferirà cercare di vivere una vita normale che fin li' il suo onere di cavaliere non gli aveva consentito, chi ci metterà un po' a capire cosa stia succedendo. In un crescendo abbastanza serrato, al fine si scoprirà che l'apparente benessere di Asgard è opera del Dio degli Inganni, Loki, che sta cercando di far rinascere la leggendaria lancia Gugnir al fine di impadronirsi della Terra e poter sconfiggere Odino: ha pertanto resuscitato i Cavalieri D'oro per servirsi del loro cosmo, far sbocciare i germogli dell'Yggdrasil e poter cosi' ottenere l'agognata lancia. Dopo varie peripezie e scontri a non finire, vinceranno chiaramente i buoni della situazione, i quali però scompariranno - la vita loro concessa era infatti limitata - lasciando la loro leggenda - raccontata da Lithia - in Asgard.
Novità se ne scorgono in realtà molto poche, almeno a livello di concetto.
In definitiva si tratta infatti sempre di una "scalata" - stavolta magari non a livello fisico vista la topografia di Asgard ma di nemico in nemico - dove vi sono varie stanze, ciascuna delle quali presidiata da un diverso guerriero nordico. C'è anche qui qualcosa da distruggere: non si abbattono colonne come nella Saga di Poseidone, si devono demolire delle statue.
Anche in Soul of Gold la prima apparizione dei potenziali nemici - i nuovi God Warrior, chiamati anche Divinità del Nord - desta sentimenti di forte preoccupazione: sembrano infatti fuori portata tanto da essere in grado di rivaleggiare con Cavalieri d'Oro dotati di armatura divina; in realtà verranno fortemente ridimensionati nel prosieguo, scoprendosi che non sono poi cosi' forti e che - altro particolare ripetuto - non sono i veri "cattivi", avendo semplicemente creduto in chi non dovevano.
Anche in Soul of Gold il vero nemico è una divinità che si è impadronita di un umano: Loki, impossessatosi di Andreas in questo caso; concetto non diverso dal famoso Anello del Nibelungo con cui Poseidone prese il comando di Hilda nella Saga di Asgard by TOEI.
Anche qui esiste però chi riesce a vedere oltre la situazione contingente: se tale era la sorellina di Hilda, Flare, nell'animazione della TOEI, ora il ruolo spetta a Lithia - e le due sorelle - che si scoprirà essere anche il nuovo rappresentante del Dio Odino in terra. Non molto chiaro quale sarà il suo ruolo a fine serie, però: si vedrà infatti Hilda regnare nuovamente sulle gelide terre, mentre Lithia si limiterà a raccontare la storia a degli ascoltatori.
Anche in Soul of Gold vi è spazio per sentimenti di affetto poco pronunciati ma assolutamente evidenti: Lithia e Aioria se la intendono decisamente anche se non lo dicono - nemmeno alla fine quando il Cavaliere del Leone sparisce; Lithia piange e arriva a "Aioria, io ti..." senza la parola finale - cosiccome se la intendevano in maniera abbastanza chiara ma non palese Flare e Cristal. Gli esempi potrebbero ovviamente anche continuare.
Anche nello scontro finale si assiste a capovolgimenti continui con colpi di scena abbastanza pronunciarti - si pensi a Loki che sembrava poter essere sconfitto da Aiolia e Aiolos fino a finire impalato sulla lancia Gurgnir, per poi invece padroneggiarla; all'apparizione alla fine della penultima puntata di tutti i Gold e alla loro apparente impotenza di fronte al Dio degli Inganni; impotenza che viene poi colmata dal consueto Deus Ex Machina nella accezione più letterale del termine nella veste di petali intrisi del sangue della Dea Athena che risveglia le armature divine - classicissimo schema kuromadiano.
Prima però di credere che questa serie altro non sia che la versione Kuromadiana della Saga di Asgard, vanno tenuti presenti alcuni altri punti.
Plausi all'autore per il consueto lavoro di documentazione compiuto: tutti i concetti espressi - in una maniera o nell'altra - sono tratti dalle saghe nordiche - si veda qui per un post sui cavalieri nordici - e sono collegati tra loro in maniera piuttosto sapiente.
Altro punto davvero notevole è il fatto che sembra la serie sia stata preceduta da una rilettura della serie classica: non si scorgono davvero - salvo qualche minimo particolare - contrasti o difformità a cominciare dalla felice collocazione temporale della saga stessa: tra il sacrificio dei Gold al Muro del pianto e il tempo in cui i Bronzini si trovano nell'Elisio come l'arrivo di Poseidone testimonia in maniera inoppugnabile.
Appaiono le Gold God Cloth, sciogliendo dunque un dubbio tra i fans: tutte le armature, non solo quelle dei bronzini, a contatto col sangue di Atena, possono divenire simil-Kamui. Appaiono anche una serie di nuove armature nordiche: il tutto per la felicità della TOEI che non si è tirata indietro dal proporre i nuovi gadget che frutteranno qualche bella milionata. Ok, siamo chiari: se questa serie è stata realizzata è per una strategia di marketing ben precisa: ricavare non solo e non tanto da vendita di Blu Ray e DVD, quanto da tutto il possibile merchandise connesso - che significa in primis nuovi Action Gadget -; se non vi fossero state delle previsioni positive - specialmente per quanto riguardo lo zoccolo duro dei fans nostalgici di Saint Seiya - si sarebbe rimasti ad Omega.
Piace molto il fatto che alcuni dei Gold precedentemente bistrattati vengano decisamente rivalutati. Innanzituto Afrodite a Cancer - per quest'ultimo alcuni fans si sono pesantemente lamentati come se porlo finalmente come un Saint degno di questo nome fosse una snaturazione inconcepibile del personaggio -: da malvagi e indegni cavalieri d'oro come la Serie Classica ce li presentava e successivamente punching balls patentati in quella di Ade - chiedere a Mur e Rhadamantis - a personaggi vitali, umani - con propri sentimenti corretti - e decisivi nel momento in cui in particolare la resistenza ai veleni di Pesci diviene elemento determinante della trama. Aldebaran, poi: da bersaglio facile sempre preso alle spalle - nonostante più volte elogiato dai colleghi come uno dei Cavalieri d'Oro più forti, il che suonava sinistramente come una presa per i fondelli - a guerriero indomito che fa della forza fisica un'arma realmente devastante, tanto che lo stesso Libra nella fase finale gli dirà che non dovrà più contenersi come faceva sempre.
Piace moltissimo poi che finalmente sia attivo Aiolos: Saint che costituiva niente più che una leggenda di cui si conservava il ricordo, ora protagonista fisico della scena durante i suoi combattimenti. E, ovviamente, primo a resuscitare e ad accorgersi - cosi' come con Saga nella Scalata alle Dodici Case - che c'è del marcio in quello che sta accadendo ad Asgard.
Se qualcuno si stesse chiedendo se l'annosa questione di quale sia il Gold più forte sia stata risolta, la risposta continua ad essere no. E' vero che - salvo errori di traduzione - Saga viene decretato essere il Gold Saint più forte; è vero che Virgo viene nuovamente concepito come "l'uomo più vicino agli dei"; è vero che sarà affermato che "se Mur e gli altri non ce l'hanno fatta", intendendo dunque che la difesa di Mur - il Cristal Wall - è la prevalente; tuttavia niente è decisivo.
Altro? Si. Si assiste anche ad un definitivo chiarimento tra i Saints tra i quali vi fossero delle questioni in sorpreso. Commovente il dialogo tra Aiolos e Saga; fantastico il gesto di Shura che ammette di aver ingiustamente dato seguito ad ordine ricevuto, di aver causato la morte di Aiolos e di essere per questo motivo in debito con Aioria. Bellissimo davvero il cammino di Cancer - lo risottolinei -: da menefreghista e incurante di tutto e tutti a persona capace di riconoscere i suoi sentimenti.
In conclusione una serie abbastanza ancorata alla tradizione ma con qualche spunto decisamente interessante: piacerà alle nuove generazioni o sarà apprezzato soltanto da fans nostalgici? Questa la vera domanda da cui potrà dipendere l'entità della "sorpresa" che il finale dell'ultima puntata preannuncia.
In Sight: Saint Seiya Soul Of Gold, idea nuova, sviluppo consueto
Reviewed by radish7
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