Mazinga Z Infinity: almeno 5 buone ragioni per guardarlo




Va visto. Tanto che siate semplicemente nostalgici cresciuti nei gloriosi anni '80 delle rete private che davano robottoni Japponici tanto quanto le reti odierne danno Costanzo e de Filippi; o che siate semplicemente degli otaku che si propinano tutto quello che viene dalla terra del Sol Levante; oppure che si voglia omaggiare Go Nagai - inchino - , uno che ha inventato praticamente 3/4 del filone di animazione giapponese; o semplicemente curiosi che vogliono vedersi un buon lungometraggio anime: va visto. 

E adesso, con la stessa potenza di un Missile Centrale, ecco il perchè. 


1- La realizzazione tecnica 

A chi ha avuto la fortuna di vedersi la serie originale sia pure nell'obbrobriosa versione tagliata e ricucita arrivata in Italia forte di un doppiaggio che ci azzeccava più o meno quanto il verde nella bandiera Japponica, il nuovo aspetto grafico potrà pure sembrare un po' poco familiare. Perchè in buona parte il chara design è mutato, dotando i protagonisti di un aspetto sicuramente più adulto - sarebbero passati anche 50 anni quasi, eh - e meno scanzonato e la CGI imperante ha fatto dimenticare i colori poco vividi e i contorni neri dello stesso spessore delle Mura di Attack On Titan. 

Però...il risultato finale è a dir poco ottimo. Grafica ed animazioni conferiscono un tocco di modernità probabilmente inaspettata ma altrettanto gradita con l'unica vera pecca, in tutta questa esaltazione tecnica, di non riuscire forse a "sentire" più quell'atmosfera di disperazione e lotta strenua per la sopravvivenza che emergeva non solo dalla trama quanto proprio dall'aspetto stesso del disegno nella serie originale. 

2- L'effetto nostalgia 

Ci giocano, ovviamente e pure in maniera massiccia. 

Certo a livello di trama, innanzitutto. Perchè se è vero che non è che ci siano molti - anzi, quasi nessuno - riferimenti o flashback alla serie classica che avrebbero potuto essere soluzione facile per catturare gli spettatori più navigati, dall'altro lato i personaggi sono gli stessi ed in particolare parte proprio, nella lungherrima battaglia finale, il listone visivo di tutti i mostri che il prode Mazinga si trovò ad affrontare nel lontano 1972. 



Poi con tutta una serie di altri particolari tra cui, senza ombra di dubbio, la stessa opening che rimane quella del Mazinga classico. magari riarrangiata ma persino cantata da Ichiro Mizuki, cantante originale ormai indissolubilmente legato a quella sigla di 45 anni fa. 

3- Modernità 

Siamo nel 2017 e di bit ne sono passati nella rete da quel lontano 1972. Ed ecco così che il contesto viene adattato così come la trama viene decisamente portata su temi più moderni. Se la base di tutto è sempre l'Energia Fotonica, adesso viene utilizzata come primaria fonte di energia pacifica per il mondo intero salvo produrre un piccolissimo effetto collaterale: la sua eccessiva concentrazione inun dato punto apre veri e propri buchi attraverso dimensioni parallele che potrebbero collidere. 

Siccome Mazinga è il supeeroe per eccellenza, quello che permette a chi lo comanda di essere Dio o Demone, ancora una volta sarà lui - o meglio: chi ne dispone - a poter decidere quali di questi universi paralleli merita di esistere. Un tema, quello delle diverse dimensioni, del tutto odierno e persino ormai abusato dalla filmografia e animazione internazionale: una scelta nuova però per Mazinga. 


4- Tradizione 

A chi si presti a guardare la serie classica del Mazinga Z 1972 o anche le belle due serie successive di Goldrake - ok, Ufo Robot Grendizer per i Jappofidelizzati - o il Grande Mazinga, una cosa diventa chiara: ogni puntata segue uno schema ben preciso. Problema, attacco nemico di schermaglia ed avviso che solleva una questione prima non ipotizzata, tentativo di trovare soluzioni con la ricerca scientifica, scontro finale con robottone nemico che sembra vincere ma poi immancabilmente le prende: e, come trama orizzontale, le vicende personali di qualcuno dei protagonisti che in questa maniera accede alla sua caratterizzazione. Se ci capita e sta bene, persino bel pistolotto morale con funzione educative alla fine. 

In operazione nostalgia, lo schema viene riproposto fedelmente. Stavolta la vicenda personale ruota intorno a Koji Kabuto e la sua riluttanza al matrimonio con Sayaka, nel frattempo divenuta solo la Direttrice del Centro di Ricerca per l'Energia Atomica; a rendere più complicata la situazione sta persino il fatto che Tetsuya invece ci ha dato dentro con Jun la quale attende un figlio. Siccome i Japponici sono duri di loro, per convincere il protagonista a convogliare a nozze occorrerà che il mondo sia messo in pericolo e che lui veda una possibile realtà alternativa in cui ha una figlia; capirà allora che c'è di peggio e il finale mostrerà matrimonio e pargoletta. 

5- Ilarità 

Pochi se lo ricordano della serie originale ma i momenti ilari, pur nella costante minaccia di estinzione del genere umano, c'erano eccome. Di più: c'era un personaggio deliberatamente comico - Boss, col suo Boss Robot - ; una macchietta che rappresentava in sostanza lo sfigato che parte animato da buonissime intenzioni, cicca qualunque proposito ma poi, nella maniera più inaspettata, diventa a sua volta fondamentale per la riuscita delle operazione. E viene, nonostante la sua incapacità, comunque considerato parte della cricca e pure amato dai protagonisti veri. 

C'è anche qui e si da da fare; più maturo; senza più spirito di competizione col protagonista figo in cui anzi dichiara di porre tutta la sua fiducia; e, soprattutto, calciofilo come nemmeno il miglior Tsubasa. 



Ha il suo senso in questo lungometraggio come ce lo aveva nella serie del 1972 e i suoi siparietti sono davvero molto graditi. 


Ok, convinti? No? Ad ogni modo tu lasci il link: attenti però a non abusare dell'Energia Fotonica che ne emana.

Mazinga Z Infinity: almeno 5 buone ragioni per guardarlo Mazinga Z Infinity: almeno 5 buone ragioni per guardarlo Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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