L'Uomo del Labirinto è un film del 2019 diretto da Donato Carrisi e tratto dal suo omonimo libro. Il film è interpretato da Toni Servillo, Valentina Bellè, Vinicio Marchioni e Dustin Hoffman. E questa l'hai copiata paro paro da Wikipedia, giusto perchè così fai prima; visto che la netiquette impone di citare la fonte eccola qui.
Adesso però hai finito col copia incolla e passi alle tue indicazioni e considerazioni dopo aver visionato questo film che definiresti molto...labirintico. Tenere filo di Arianna in mano e si va con la premessa che il post è dedicato a chi il film lo ha già visto e ne uscito salvo.
Un labirinto la trama...
Carrisi, regista del film e autore del libro da cui è tratto che tu non hai letto, è sicuramente abile nel presentare due diversi momenti temporali facendoli apparire allo spettatore come se fosse uno soltanto. La prima chiave è infatti questa: la donna a letto con tanto di gamba rotta che viene gentilmente interrogata da Hofmann/Green non è Samantha Andretti - rapita 15 anni prima quando 13enne dal gentile coniglietto Bunny - ma Mila Vasquez, agente di polizia e collega di Simon presso il Dipartimento delle Persone Scomparse noto come "Limbo".
Da qui tutta la trama sembra diventare abbastanza semplice. Samantha Andretti è stata effettivamente ritrovata ed è stata messa sotto le cure del Dott. Green che è in realtà un giovane profiler, ossia una sorta di psicologo che ha tentato di risalire all'identikit del suo rapitore mediante i suoi ricordi: tuttavia la - ancora - giovane - 28 anni se il tempo non è un opinione o si è in qualche buco nero - è in uno stato di shock tale che non spiccicherà più alcuna parola come avranno modo di dire i poliziotti insigniti del caso. L'identificazione del colpevole diventa così merito dell'investigatore privato Genko che, nel poco tempo a lui rimasto da vivere - è colpito da un'infezione non meglio precisata per cui il suo cuore potrebbe arrestarsi da un momento all'altro ed in effetti questo alfine avviene - e sentendosi in colpa per aver spillato soldi ai genitori della 13enne senza mai seriamente aver fatto alcunchè per ritrovarla 15 anni prima, decide che questa sarà la sua ultima e finalmente meritoria impresa, dopo una vita passata solamente a recuperare crediti.
Tutta questa vicenda non è contemporanea a quella di Mila: si svolge infatti circa un anno prima e lo stesso "finto" Dr. Green / Dustin Hoffman conferma che Mila sta nel labirinto da qualcosa come 367 giorni. In effetti sarà lo stesso Simon a dire al telefono a Mila che è da due giorni che non da notizie di sè e a pregarla di farsi almeno sentire con la piccola figlia Alice: la telefonata avviene esattamente 365 giorni prima, nella "timeline" dei fatti di Samantha ed appena dopo che Simon ha saputo da due, abbastanza irati, colleghi che la giovane non sarà più in grado di proferire alcunchè.
Pertanto, a voler mettere i fatti in ordine cronologico: Samantha Andretti è stata rapita quando aveva 13 anni - scena con cui il film inizia -; i genitori hanno assoldato Genko per ritrovarla ma questo non ha sortito alcun effetto anche per il poco impegno del detective; 15 anni dopo Samantha viene ritrovata e si svolgono i fatti del film con relativa investigazione del pentito Genko e della polizia tramite il profiler Dr. Green; Genko avrà successo e si scoprirà che il rapitore faccia di coniglio era null'altro che Steven Basso, ex bambino che frequentava una chiesa in cui conobbe il sacrestano Sebastian che lo rapì per tre giorni e lo indusse a divenire il successivo Bunny, che viene catturato alfine in quanto lurato in una stanza di ospedale in cui credeva di poter ritrovare Samantha quando invece vi era solo un manichino che le somigliava. E qui finisce la storia della prima timeline. Nel frattempo però viene catturata Mila, collega di Simon nel Limbo, da parte del Green/Hofmann: il dialogo in cui egli assume la veste di profiler avviene 367 giorni dopo dei fatti precedenti. Che Mila fosse stata catturata già al momento del ritrovamento di Samantha appare chiaro quando Simon prova a contattarla al cellulare - trovando la segreteria - e dicendole che sono ormai due giorni che è sparita e di farsi sentire per tranquillizzare la figlioletta Alice che nel frattempo lui sta tenendo presso il Limbo: questa scena avviene infatti subito dopo che la polizia lo informa che avrebbe reso noto che Samantha, visto lo shock subito, non avrebbe forse mai più parlato.
Tutto chiaro e terso come il cielo messicano d'estate? Ma manco per un minotauro.
Nel film esistono troppe scene che apparentemente originano dal nulla o accadono quasi come sorta di Deus Ex Machina senza apparentemente spiegazione, giusto per far progredire la trama con una quasi parvenza di senso. Di più: troppi particolari arricchiscono la curiosità dello spettatore senza che sia data alcuna risposta dopo due ore buone di visione. Pratico listone:
- Samantha. Ok, è stata ritrovata dopo 15 anni e si sa chi è stato il suo rapitore. Dove era stata confinata? Come ha fatto a fuggire? O è stata rilasciata: allora perchè, visto che il Bunny/Basso poi si reca in ospedale perchè vuole ricominciare il gioco con lei? In cosa consisteva questo gioco? Tutte domande senza risposta.
- Il cacciatore con il comando vocale. E' lui a telefonare alla polizia per riferire il ritrovamento di Samantha. Come fa Genko a capire che si trattava di lui ed andare ad individuarlo a botta sicura nello squallido pub in cui stava?
- Hoffmann/ Green / forseBunny. Come mai svolge il gioco con Samantha? Cosa lo spinge a farlo? E' vero che la scena finale lo mostra con Genko a parlare in maniera alquanto enigmatica tra soluzioni di cruciverba - suggeritore - e passione per i labirinti; tuttavia per che motivo utilizza la sua passione per imprigionare una persona e svolgere un gioco tanto perverso? Come sa così tanto del caso di Samantha Andretti da simularlo? Dove si trova il suo labirinto - quello di Basso viene descritto dalla polizia come una semplice chiatta sul molo: hai voglia a passarci 15 anni comunque; del suo si vede solo l'uscita che si trova in una zona montagnosa ed innevata -. Hofmann è un Bunny o semplicemente uno spostato di suo?
- chi era il primo Bunny? Sicuramente sono stati Bunny perlomeno Sebastian il sacrestano e poi, su sua iniziativa dopo un rapimento di 3 giorni, Steven Basso. Ma chi aveva "passato il testimone" a Sebastian che dichiara con estremo orgoglio da quella specie di manicomio insozzato di mosche di essere stato scelto?
- possibili indizi mai esplicitati. Una della figlie di Basso regala una disegno a Genko in cui tranquillamente rappresenta quella che sembra essere la sua famigliola con Bunny al posto del padre: non ci vuole un fenomeno a capire qualche cosa. Nel film si nota la presenza ripetuta del numero 23: 2323 è la combinazione del lucchetto che chiude la stanza in cui sta la donna che dovrebbe uccidere Mila al fine di essere liberata; 23 è il numero di stanza di hotel in cui Genko incontra la moglie di Basso. Tuttavia non esiste alcuna spiegazione di un'eventuale importanza di questo numero ai fini della trama; cosiccome nemmeno dei numeri di 4 cifre che identificano le stanze del labirinto, uno dei quali contiene proprio il 23. L'immagine del coniglio poi appare a ripetizione: si comincia addirittura in una piastrella del bagno dove Servillo si sta per suicidare e si continua con la cover del suo cellulare - da cui Basso trarrà sicuramente il contatto per arrivare alla donna di facili costumi da seviziare - e col disegno della figlia di Basso oltrechè col fumetto - che non si sa chi abbia disegnato - con piacevole effetto specchio tipo copertina di "Sgt. Pepper's Lonely Heart's Band" dei Beatles -.
Al di là delle spiegazioni e delle possibili falle della sceneggiatura, quest'ultima appare alquanto coinvolgente sia pure in taluni casi un po' poco concludente. Piace in particolare la presenza di numerosi colpi di scena che inducono lo spettatore e rivalutare quanto fino a quel punto considerato assunto; a parte il finale, sono strutturati come autentici plot-twist anche ad esempio l'identità del Bunny - Basso infatti decide di autoferirsi quasi per dimostrare di essere un semplice cliente della ragazza di facile costumi che Genko considera come una figlia - oltrechè per l'appunto la non simultaneità degli eventi nella parte di Genko e di Mila.
...e un labirinto anche la realizzazione tecnica
Sì, perchè vi sono componenti che fanno gridare alla grandissima produzione e altre che invece un po' deludono con la conseguenza che lo spettatore ne rimane spiazzato.
Tralasciando la presenza di un ottimo cast in cui, a tuo modo di vedere, è Servillo - Genko - a farla da mattatore, le ambientazioni sono senz'altro suggestive ed accattivanti. Viene creata una location sospesa nel tempo e nello spazio quasi irreale: ottime le atmosfere noir e piacevolmente spiazzante la commistione tra ambiente tecnologicamente avanzato ed elementi vintage - ad esempio il telefono a toni -; accuratissimi i giochi di luce ed ombra; maestose nella giusta maniera certe zone - il Limbo, il Labirinto e anche la stanza illuminata da sole candele dell'esperto di fumetti rari -. Ancora più degne di nota le colonne sonore sempre molto evocative specialmente della sensazione di inquietudine ed angoscia in cui Genko si trova ad operare.
Poi però...ci sono le stanze del labirinto meno convincenti. Nello sforzo di creare questo ambiente suggestivo ed irreale talvolta il buon Carrisi si lascia un po' prendere la mano: così certi fondali - pensi ad esempio a quelli delle finestre da cui si scorge il panorama fuori dalla stazione di polizia - appaiono troppo "finti" e il costante utilizzo di luce sommessa e crepuscolare fa davvero un po' troppo steampunk anzichè noir.
Anche certe soluzioni narrative piacciono il giusto ma non certo di più. La trama può essere avvincente, la sceneggiatura accattivante ma il killer che "gioca con la sua vittima" in un ambiente di cui non si conosce l'ubicazione fa davvero tanto ma tanto "Saw - L'Enigmista" arrivato però sugli schemi quasi 30 anni prima; i labirinti sotterranei sono caratteristica dei film horror americani da perlomeno 40 anni; l'inganno classico dell'assassino che si finge aiuto per la vittima arriva addirittura dagli anni '50. L'idea delle stanze del Labirinto con un proprio codice - anche se poi mai sviscerata ai fini della trama - sembra arrivare direttamente da un "The Cube". Ben fatto sì, originale no.
Infine alcune scene sembrano cozzare con tutto il resto e pure certi dialoghi. Ti riferisci in particolare alla scena del rapimento iniziale che davvero non c'entra nulla con tutto il resto, sembrando presa da un filmaccio mafia/poliziesco degli anni '70 italiani; oppure alla maniera in cui Genko interroga il cacciatore assumendo talvolta delle espressioni facciali ed utilizzando delle frasi colloquiali che degradano il fine noir in una sorta di rozzo investigativo a basso costo.
Considerazioni finali
Una buonissima pellicola che richiede però attenzione e soprattutto qualche sforzo di concentrazione allorchè l'autore tende a perdersi troppo nella volontà di rendere tutto il più possibile indefinito e irreale, causando allo spettatore meno coinvolto un po' di senso di distaccamento. Rimane comunque consigliata a chiunque non sia amante dei coniglietti.
L'Uomo del Labirinto: provando ad uscirne
Reviewed by radish7
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07:00
Rating:
È stato tralasciato il numero 23 sul telefono a tasti accanto a Mila nella stanza d'ospedale e l'età del figlio più giovane di Hoffman/Green.
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