Re Post - Il filmone: La Foresta di Ghiaccio, neve in Slovenia, nebbia nel cervello



C'è che ti stavi affrontando un bel viaggetto di 12 ore in aereo e si sa in aereo non è che puoi trovare molte cose da fare: cosi tra due chiacchiere con un inglese peraltro molto simpatico al punto da farti dubitare fosse inglese e un paio di camminate lungo il corridoio, ti sei buttato su quello che la videoteca della compagnia aerea - di cui non farai nomi chè poi è una marchetta bella e buona - aveva da offrire. 

Di roba ce n'era pure tanta e ti sei visto un paio di film pure abbastanza recenti. Di uno non sai se farai la recensione; dell'altro invece si' per un motivo molto semplice: non l'hai nemmeno visto in realtà perchè Morfeo ha deciso che stava bene che tu chiudessi gli occhi e perdessi i sensi. Due volte: ci hai provato all'andata e pure al ritorno: stesso risultato. 

Perciò ti sei detto "Ok, voglio sapere come cavolo è questo film" e quindi te lo sei visto quando sei tornato nel suolo italico. Senza ulteriori preamboli ecco a voi: La Foresta di Ghiaccio, thriller italico a regia di tal Claudio Noce. 


1- La Trama

Ok, facciamo pure un passo indietro. Perchè l'avevi adocchiato? Beh, vedesi un attimo cosa dice il teaser su questo sitino qui, che è poi lo stesso che potevi leggere in aereo. Mistero? Gioco di specchi? E' quello che fa per te. 

Solo che di mistero ce n'è pochino e molto - e sottolinei molto - lentamente sviluppato; di giochi di specchi solo il riflesso. Insomma ti aspettavi qualcosa di incredibile, magari un finale - ci torniamo poi, eh - scioccante e imprevedibile: il tutto farcito da qualche segreto sovrannaturale improvviso. No; proprio no. 

Alla fine si segue la storia di alcuni protagonisti che si trovano convogliati nello stesso posto: una centrale - idroelettrica credi, ma nemmeno te lo ricordi - in una zona montuosa e innevata della Slovenia. Abbiamo sullo sfondo una morte - quella di una ragazza bosniaca - che tutti credono essere stata sbranata da un orso: tutti meno Lana, mandata come esperta - si noti bene - zoologa per rintracciare l'orso. Intanto viene a trovarsi li' pure Pietro Fanni, tecnico mandato da ditta italiana per dare un'occhiata alla centrale dove qualcosa mica funziona come dovrebbe. Ad accoglierlo saranno due fratelli - Lorenzo e Dejan - della cui connessione con il piccolo villaggio ai piedi di sta centrale non hai la più pallida idea. Lana sarà aiutata peraltro da un investigatore italiano, ovvero Dario; ci sarà spazio anche per un gruppo di serbi con i loro interessi. 

Bon, per ora basta cosi'. Sotto l'espressione dei protagonisti riguardo la trama.



2- Il linguaggio

Che varia amichevolmente dal dialetto veneto al serbo, allo sloveno - che tanto si somigliano - e qualche rara volta pure l'italiano. Ecco cosi' che nei momenti decisivi, quando magari potresti capire qualcosa davvero del film, diventa una produzione destinata solo a chi abita a est di Gorizia. Risultato: devi indovinare sulla base delle scene che vedi, praticamente come se fosse un film muto. Sottotitoli? Non scherziamo, rovinerebbero il pathos delle scene; se vi piacciono queste cose andate a vedervi un anime. 

3- I luoghi 

Ecco, quelli si son davvero belli. Ampie panoramiche sulle vallate innevate; un piccolo villaggio con case dell'800 fatte ancora di sassi; una diga immensa da cui si gode un bel panorama. Eccetto che la notte le scene sono scure quanto inchiostro di seppia addizionato con pece del fiume Volga: praticamente non si vede nulla. 



4- L'ispirazione

Alla fine una delle cose che ti ha colpito è che il titolo del film è stato preso da un dipinto omonimo consegnato al mondo nel 2007 da tal Paolo Picozza - mai cognome più appropriato vista l'ambientazione - che viene citato durante i titoli di coda. Eccolo qui: 


5- Il finale

Spoiler below, non leggete se progettate di vedere il film. 

Lana - la zoologa - si fissa che c'è qualcosa di poco chiaro nella centrale idroelettrica, venendo peraltro considerata fulminata dall'investigatore. Invece ha ragione lei. Praticamente il luogo viene utilizzato per lo scambio di profughi: Lorenzo - che nel frattempo è pure schiattato e amorevolmente lo hanno tumulato sotto il ghiaccio - e il fratello sono in affari con un serbo che li paga per procurarne. Lo stesso Pietro Fanin - il tecnico - è uno di quelli: è stato portato in Italia in questa maniera e poi adottato da famiglia goriziana. In quel frangente Dejan uccise il fratello maggiore che si ribellava gettandolo da in cima la diga. Ecco cosi' che Pietro partecipa volentieri allo scambio e poi fa fuori Dejan - o meglio: cerca di gettarlo giù dalla stessa diga ma poi lo trattiene: è Dejan stesso a lasciare la presa. Sopraggiunge allora Lana con la sua buona pistola che intima al ragazzo di andarsene al fine di far finta che nulla fosse accaduto. Non si capisce bene invece cosa fosse successo alla ragazza bosniaca che si voleva far credere fosse stata divorata dall'orso; solo si vede una scena in cui i serbi cercano di portarsi via la barista - ragazza ventenne nemmeno troppo dentro di cervello - e Lana la salva. Nel finale si vedono le due allontanarsi in auto dalla famigerata centrale, quasi a voler dire che Lana vuole evitarle una sorte simile. 

Ecco: l'ultima mezz'ora va decisamente bene. Veloce il giusto - a differenza della prima ora e mezza, concausa del tuo doppio appisolamento di cui dicevi - e con la rivelazione - ok, ti aspettavi qualcosa di sovrannaturale vista la descrizione di cui hai parlato sopra ma va bene lo stesso - che ci si aspetterebbe. 


E' tutto per questo appuntamento: se per caso vi trovare in una centrale idroelettrica in Slovenia d'inverno beh...andatevene il prima possibile e senza passare dal via.

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