Fringe - Stagione 1



Fringe è una serie TV prodotta dal 2008 al 2013 dedicata, come dice il titolo, alla cosiddetta “Fringe Science” ossia alla “Scienza di Confine”

Te la vorresti gustare con calma, salvo che un episodio tende davvero a tirare l’altro come le ciliegie; per il momento comunque hai visionato giusto la prima stagione, 20 episodi in tutto, con tanto di indicazione che è ben diversa dalle seguenti in quanto focalizzata su diversi casi che dovrebbero comunque aver un comune denominatore a legarli assieme. 

E allora ecco alcune ragioni per godersi una serie che ha dei pregi, ha dei difetti e tutto quanto vi sta in mezzo. 


1- Gli argomenti 

Sicuramente per i cultori della scienza c’è di che essere proprio felici. La mole di argomenti trattati spazia per tutti i campi della scienza conosciuta, dalla fisica alla biologia, dalla chimica alla genetica e chi più ne ha più ne metta. Sempre con quel leggero retrogusto di qualcosa che va ben oltre quanto gli scienziati moderni possono e/o vogliono discutere: merito principalmente dell’organizzazione cattivona Massive Dynamic che, con parole di uno dei protagonisti, starebbe “facendo esperimenti e usando il mondo come teatro” secondo un progetto chiamato “Lo Schema” e di Walter, uno che ne sa e su cui poi devi necessariamente tornare. E proprio “Lo Schema” costituisce la scusa ottimale per parlare del trattamento di bambini mediante uno speciale medicinale – il Cortexifan – che, dovendo impedire una sorta di processo limitativo della facoltà umane con la crescita, provoca loro in età adulta dei piacevoli effetti quali la capacità di condizionare gli altri sulla base delle proprie emozioni e di diventare dei piromani umani, oltre alla ottima tendenza ad aver visioni e premonizioni come nemmeno il miglior Bob Marley in preda ad una massiccia dose di ganja. Se questa è la situazione, il supporto ideologico viene fornito dalla ZFT, organizzazione finanziata sottobanco dallo stesso proprietario della Massive, William Bell, che si propone la distruzione del mondo tramite il progresso tecnologico e non difetta di utilizzare il teletrasporto inventato dallo stesso Walter: apparentemente si tratta di una scomposizione e successiva ricomposizione a livello molecolare che tende però a lasciare alcuni effetti indesiderati - tipo deteriorare l’organismo - ma anche dei vantaggi come ad esempio render il soggetto intangibile ai proiettili che vi passano attraverso. 

Dopo tutta una serie di tornate volte a scoprire gli esperimenti della ZFT e a spiegarne – si presume – la finalità, negli ultimi episodi finalmente si apre il concetto di gran lunga più oscuro ed interessante: il multiverso, con tanto di altra dimensione che starebbe per cozzare con la nostra e non proprio in maniera gentile. Ovviamente la scoperta si deve a Walter che individua, per primo, dei luoghi in cui le costanti fondamentali della fisica si sono affievolite – colpa del progresso tecnologico umano – sino al rendere la membrana che divide le due realtà più sottile: trovare uno di questi luoghi – il Triangolo delle Bermuda viene riconosciuto tale – è fondamentale al fine di usare una specie di sincronizzatore acustico dotato di una cella di energia. Interessante è pure che i Deja Vu vengano riconosciuti proprio come delle piccole “finestre” verso l’altra dimensione: visioni di qualcosa che è accaduto ma non nella propria realtà. 



2 – Walter, sapere tutto ma non darlo a vedere 

John Noble, signori: un attore che davvero non capisci come mai non abbia ricevuto ancora un premio. Impersona Walter, ex scienziato “di confine” con alle spalle un ventennio di esperimenti gran poco ortodossi; sempre pronto a fornire grazie alla sua esperienza spiegazioni su fenomeni apparentemente inspiegabili e ad usare marchingegni da lui progettati che Mc Guyver deve solo prostrarsi; con in più quel piccolo particolare di essere stato ricoverato in un ospedale psichiatrico per 20 anni, giusto il tempo di fare una serie di discorsi sconnessi in cui ficcare ragionamenti incapibili ma puntualmente corretti e chiamare la dolce Astrid – agente FBI eh, mica la prima presa a caso – in qualsiasi maniera tranne che col suo nome di battesimo, da Asteroide a Asterix. 

La sconnessione dei suoi pensieri e delle sue parole è superba; la capacità di infilare con estrema naturalezza e ingenuità concetti non proprio da bon ton è epica; la sua tendenza al melodrammatico in certe circostanze da urlo; il suo misterioso conoscere ben più di quello che da a vedere è il vero motore trascinante della serie. 

Un autentico fenomeno della recitazione. 

3 – Effetti speciali 


Che praticamente non ci sono – ad esclusione giusto di un paio di circostanze e dell’utilizzo di scritte in 3D col nome dei luoghi che vengono pure attraversate dai protagonisti quasi si trattasse di un videogame - e la serie non è che nemmeno ne abbia bisogno data la sua volontà di colpire più i neuroni che l’occhio. Buone scelte di regia; recitazione pertinente; sceneggiatura tutto sommato confacente: questo basta ed avanza anche se su uno di questi punti devi tornare. 

4 – Struttura degli episodi 

Ogni episodio un caso diverso – trama verticale - con una connessione di fondo che comincia a divenire chiara soltanto negli ultimi episodi della stagione – trama orizzontale -. Somiglia moltissimo a X-Files nei contenuti e nella struttura e al pari della serie che rese celebri Mulder e Scally riserva qualche notevole – anche se prevedibile da parte di osservatore attento – colpo di scena. 

Ma non solo: se la trama è coinvolgente superati i primi episodi, non meno interessanti sono le immagini sciorinate prima delle pause pubblicitarie. Strane, misteriose e pure con la tendenza a nascondere ancora più di quanto sembrano: se è infatti facile riconoscere in esse la presenza di alcuni concetti matematici – la lettera greca Phi, la sezione aurea, la serie di Fibonacci etc. - e si potrebbe tranquillamente disserire sul significato abbastanza conosciuto dei simboli utilizzati, questo non è tutto quello che c’è a quanto pare. 


5 – Questioni aperte 

Moltissime anche se la serie tende a lanciare indizi e a dare risposta dopo pochi episodi; tuttavia la principale è relativa alla dimensione alternativa che sta minacciando la nostra. 

Qualche pensiero, infatti, te lo suscitano sia lo strano tizio amante di Star Trek che parla dell’altra dimensione come dei Romulani e conclude con un bel “lunga vita e prosperità”, sia la rivelazione che questo universo alternativo era già stato scoperto da una civiltà precedente alla nostra. Finora se ne sono visti soltanto alcuni sprazzi e il cliffhanger di fine stagione è proprio un bel panorama della New York versione alternativa: sei inoltre prontissimo a credere – ma la butti lì – che anche molta parte della tecnologia proposta dal buon Walter nonché l’estremamente sofisticato braccio meccanico e la gabbia toracica in Kevlar di cui è dotata la N.1 della Massive, Nina, provengano da lì; e da lì proviene in realtà anche Peter, perso per il nostro mondo quando ancora era bambino e poi sostituito durante un viaggetto di Walter. 


Una serie della Madonna. Da qualunque realtà alternativa voi proveniate. Per chi fosse interessato a fare un salto nella dimensione alternativa dirigersi qui.

Fringe - Stagione 1 Fringe - Stagione 1 Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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