Immaginate di combinare la tecnologia video più recente con il film "The Ring": avrete "Kowabon", anime della stagione Fall 2015 composto di 13 episodi in tutto della durata di 3 minuti ciascuno.
E qui potresti anche chiudere l'articolo ma, siccome per tua fortuna non stai utilizzando webcams o altri riproduttori di immagini in tempo reale mentre scrivi, puoi permetterti di andare avanti un po'.
Si' perchè ragioni per dare almeno un'occhiata a questa serie ve ne sono e anche parecchie. Le si vede? Si, ma chiudete gli Smartphone.
Se si vuol partire dalla trama, comincerai dicendo che non esiste. 13 episodi ognuno con una veloce storia diversa e scollegata alla precedente e alla successiva con però alcuni punti di contatto. In primis una ragazzina "fantasma" dai capelli lunghi e neri, dagli occhi spaventosamente tetri e la dentatura di chi ha mangiato melassa per qualche millennio: decisa a creare scompiglio sia nella mente di chi sta da un lato del supporto video, sia di chi sta dall'altro. Perchè l'altra costante è che questa "entità" è visibile solo qualora si utilizzi un supporto video che nelle varie puntate potrà cambiare da webcam, telecamera di sicurezza a circuito chiuso, telecamera manuale, smartphone. O ne sei munito o non ti succede nulla, apparentemente: chè è da chiarire se quel che succede succederebbe comunque ma semplicemente tu non lo vedresti o se proprio l'"entità" si manifesti - per qualche ragione oscura - solo quando sei videomunito. Aggiungiamoci pure una terza costante: non accade nulla di buono per usare un eufemismo: qualcuno deve rimetterci la vita.
Perchè questa idea che, come hai già detto nella prima riga di questo post, sa molto di già visto è interessante? Proprio per la varietà di situazioni tutte slegate ma assolutamente ordinarie e capitabili nella vita di ogni giorno a chiunque che viene mostrata. Dalla telefonata via Skipe all'amica o ai genitori alla whatsuppata chiedendo indicazioni per raggiungere la casa dell'amica; dal lavoro extraorario in ufficio a quello in un parcheggio di notte; dal semplice viaggio con videochiamata ad amica per mostrare dove si è alle riprese della festa in corso. Solo gli ultimi due episodi appaiono legati tra loro e gettano un minimo di luce sull'accaduto: apparentemente l'"entità" è Arakin, idol facente parte di un gruppo, andata fuori di testa perchè costretta a ballare e intrattenere quando nemmeno lo vorrebbe e nell'ultima puntata un ragazzo si propone di investigare il luogo finendo per essere catturato dalla stessa.
Ma c'è di più. La realizzazione tecnica, ad esempio. Basata sull'utilizzo della tecnica del Rotoscopio: significa - in soldoni japponesici - ricalcare in studio su carta trasparente da filmati con attori in carne ed ossa. Uno degli esempi principali è questo video qui, virale - quando ancora questo termine era di là da venire - alla metà degli anni '80. I pregi di questa tecnica consisterebbero nel poter assicurare delle animazioni naturali - prese infatti dall'attore in carne e ossa - e credibili; il difetto starebbe nel fatto che molto spesso i margini risultano essere poco definiti e quasi sfocati durante le transizioni. Beh, si tratta di aspetti che funzionano alla grande in Kowabon: specialmente il presunto difetto contribuisce ad acuire l'atmosfera di orrore che pervade la produzione, trasmettendo incertezza e inintelligibilità come del resto c'è da aspettarsi quando si ha a che fare con qualcosa di sovrannaturale.
La colorazione stessa - con tinte che sembrano richiamare il fauvismo - incerta e apparentemente acquarellosa, gli effetti tipici degli apparecchi audiovisivi - filtri pixellosi, interruzioni di immagini etc. - il sonoro diviso tra un dolce motivetto tipo carillion che lascia spazio a suoni di tensione crescente nei momenti topici, divengono il segno di una componente horror che funziona alla grande, molto più, in definitiva, della paurosa entità protagonista.
Altre ragioni per guardarlo? Si, almeno una: la durata limitata degli episodi che in effetti sono di due minuti e mezzo ciascuno lasciando spazio negli ultimi trenta secondi a succose e abbastanza interessanti scene del "making off" - che significa riprese del backstage durante la realizzazione per i non avezzi con la terminologia anglica. L'intera serie viene via in un'oretta scarsa.
Per coloro che vogliano tentare la serie è stata trasmessa in streaming gratuito sulla piattaforma digitale VVVID dove è ancora accessibile. Prima di recarvisi però, spegnete gli smartphone, non si sa mai.
In Sight: Kowabon, il terrore ma solo con lo Smartphone
Reviewed by radish7
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18:35
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