Ben fatto: questo il pensiero che ti è balenato in testa dopo aver completato la visione di “I Am a Hero” , live action del 2016 di circa 126 minuti diretto da Shinsuke Sato, trasposizione di un premiato manga del 2009 di Kengo Hanazawa dal nome omonimo (アイアムアヒーロー Aiamuahīrō).
Le regole rimangono le stesse anche in presenza di una apocalisse zombie: 5 motivi 5 per trovare la maniera di sopravvivere o…zombificare.
1 – La trama
Per nulla originale, sempliciotta, a tratti pure un po’ lenta, con varie idee prese altrove. Quindi?
Quindi va bene, grazie ai punti che dirai poi. Per intanto, in breve chè uno zombie si sta avvicinando e hai poco tempo: Hideo Suzuki è un mangaka che, dopo aver ricevuto un premio in gioventù, non è riuscito ad affermarsi; per questo motivo è stato abbandonato anche dalla compagna e cacciato di casa. Scoppia l’apocalisse zombie e lui passa attraverso varie vicissitudini riuscendo a sopravvivere grazie ai legami con altri personaggi – prevalentemente una studentessa di nome Hiromi e un’infermiera di nome Oda – e al suo fido fucile da tiro al piattello. Nella sua vicenda tira fuori alcune sue qualità che gli sono mancate fino a quel momento – leggi: coraggio – e alla fine salva le due ragazze permettendo così la fuga ma rifiutando sempre l’appellativo di “eroe”. Basta, finito.
2 – Gli zombie
Vengono chiamati ZQN – stesso nome che viene dato al virus che li ha generati – e hanno caratteristiche che in parte li riportano agli zombie di romeriana e classica tradizione, in parte li avvicinano ai più noti videogiochi moderni a tema ed in parte sono originali.
Fisicamente presentano occhi senza sclera – e probabilmente sono ciechi anche dato il fatto che vengono attratti dai suoni e che uno dei protagonisti zombificati dichiara apertamente di non vederci più e se li leva con le mani - e deformazioni evidenti; sono dotati delle classiche capacità fisiche sovraumane – possono piegarsi in maniera innaturale, correre veloci, spiccare salti ingenti - ma i loro corpi appaiono pure piuttosto fragili e in putrefazione – ad esempio un morso ad una barra di legno comporta la perdita di tutti i denti -. Alcuni barcollano, altri corrono come nemmeno i migliori centometristi: tutti sono belli furiosi. Biologicamente il loro sistema cardiovascolare smette di funzionare e non hanno battito cardiaco; sopravvivono tranquillamente pure senza tutto il cervello – si vede infatti la scena di uno con cranio e contenuto asportato per tre quarti; alcuni riescono a spiccicare qualche parola; da quello che i protagonisti dicono praticamente continuano a vivere i loro ricordi passati. Non dormono ed ovviamente il loro morso infetta e l’unica maniera per ridurli a più miti consigli sembra essere quella di spappolare loro completamente il cervello.
A parte sta la giovane liceale Hiromi che viene sì morsa ma non zombifica completamente. Solo un occhio muta, la forza è quella, la mancanza di parola pure – anche se in realtà riesce ancora a parlare e lo dimostra alla fine dopo una sessione di totale apatia – ma dimostra di essere sempre ben cosciente delle sue azioni e dotata di volizione umana che va ben al di là del semplice istinto degli zombie.
Insomma: non originali ma nemmeno male ed in fin dei conti non vale la pena di fare gli spocchiosi chè, oh, siamo in un’apocalisse.
3 Horror
Fatto bene ed bene inserito in maniera che la lunghezza del film non si tramuti in pesantezza; con una accelerazione nel finale in cui probabilmente vengono mostrate le scene migliori.
Trasformazioni deformanti; denti persi a contatto con il legno; gole tagliate con taglierino; spappolamenti di teste di malcapitati accompagnate da innaturali aperture di mandibole per gustarne il contenuto; dita infilate negli occhi chè tanto a noi che ce ne frega non ci servono più: questo quello che accade prima del lungo finale che…no, non lo descrivi perché va semplicemente visto.
4 – Trashate
Poche, ma ci sono e non le disdegni per nulla.
Un tizio con una cassetta di Rolex che invita il buon Hideo a prendere quello che preferisce e crepi l’avarizia; sempre Hideo che, di fronte a Hiromi che sta zombificando, le dice che può dargli un morsettino e lei che lo schifa – e sta diventando lei una zombie, eh – dicendo una cosa del tipo “No, faresti schifo”; persino la scena del combattimento finale che dovrebbe essere drammatica strappa più di una risata visto il boss finale e la sua stranezza.
5 -Somiglianze varie
Che il film non sia originale l’hai già detto. Ma alcuni particolari proprio non puoi fare a meno di citarli.
Tutta la trama dopo lo scoppio dell’apocalisse zombie somiglia in generale a “The Walking Dead” con qualche concessione verso “Zombie Nation"; in particolare il ritrovo di una comunità di sopravvissuti organizzata gerarchicamente con a capo tal Iura dall’impresentabile saloppette che Super Mario levati proprio non può non riportare alla mente le due serie citate. Lo zombie grasso miniboss che viene ridotto a più miti consigli con sapienti fucilate assomiglia ad un Boomer di Left For Dead o ad un mini boss di Resident Evil Revelation; qualche inquadratura come quella dell’avvicinamento strisciante della zombificata ex compagna di Hideo visto dalla prospettiva del protagonista ricorda molto The Ring. Le armi poi – fucili, pistole e persino una balestra più delle efficaci mazze da golf di fortuna – fanno molto Survival Horror in generale e gli esempi si sprecherebbero.
Nel complesso la fase Survival Horror è davvero molto ben fatta e confortata da un utilizzo pertinente di inquadrature, luci e scelte scenografiche in generale.
In definitiva davvero un buon film per gli amanti del genere; se ardite tuffarvi nell’apocalisse giapponese, questa è la direzione.
Il Filmone - I am a Hero: finalmente un survival horror giapponese
Reviewed by radish7
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07:00
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