Il tema dei villaggi sperduti che sperimentano fenomeni irrazionali e decisamente poco piacevoli ha avuto e tuttora ha un suo filone ben preciso. Basti pensare, solo per fare qualche nome, ai Resident Evil, ai Silent Hill, ai Project Zero o persino ai The Ring: un vero e proprio filone horror Japponico specialmente a cavallo tra i due secoli.
Così hai visto Uzumaki (うずまき) – conosciuto nei paesi anglofoni anche con il nome di “Spiral” - live action del 2000 diretto da Higunchinski che traspone un manga seinen di genere horror scritto e disegnato da Junji Ito tra il 1998 ed il 1999 che ricevette anche, vista la moda del momento, conversione in due videogiochi.
Alla fine devi dire che, trattandosi di film del 2000, non l’hai per nulla disprezzato. Pronti a vedere i consueti 5 motivi 5 per cui Uzumaki va visto, non visto, udito, non udito, odorato, non odorato? Si va.
1 – La trama
Devi per forza partire da quella. Parla dei cittadini di Kurozu-cho, una città immaginaria colpita da una maledizione sovrannaturale che riguarda le spirali ed in particolare, a differenza di quanto fa il manga che narra le gesta di più persone, si sofferma sui due amici di infanzia nonché innamorati Shuichi e Kirie, ragazzi della scuola superiore che vedranno attorno a loro le manifestazioni gran poco piacevoli della maledizione sia su persone che su cose.
Il film scorre via abbastanza bene, devi dire. Dopo i primi 20 minuti introduttivi sul pallosetto, la restante ora e 10 minuti ha un ritmo piuttosto buono se comparata con altre produzioni Japponiche: gli eventi sono sempre abbastanza centellinati come da tradizione ma perlomeno non ci si sofferma in maniera eccessiva su ogni particolare e i dialoghi tra i protagonisti, pur non essendo da Oscar, intrattengono il giusto e creano la corretta connessione con i fatti.
Però…rimangono tutta una serie di domande, il che potrebbe non essere necessariamente una cosa negativa.
A partire dai vortici. Cosa sono? Da cosa derivano? Ti sei fatto un’idea ovviamente ma vista la totale assenza di qualsiasi indicazione in proposito – l’unica è che è una sorta di potere “ipnotizzante” o “stordente” che attrae le persone - non è da considerarsi risolutiva, un po’ come un tiro di Gattuso, insomma. Abbastanza chiaro si tratti di un’entità sovrannaturale - del resto una delle sue caratteristiche è quella di possedere le persone facendole anche parlare a comando - e sicuramente di qualcosa di senziente oltre a poter modificare le condizioni metereologiche creando spirali in cielo in quella che è una delle parti in CGI meglio realizzata. Lo stesso impianto generale ti ha più volte richiamato alla mente un The Ring oppure addirittura un Lovecraft per l’impossibilità di intelligere la natura dei fenomeni e la paurosa misteriosità degli stessi, tale da rendere i personaggi delle semplici vittime in attesa degli eventi senza possibilità di redenzione o vittoria alcuna.
Il finale poi ti è piaciuto nella sua incomprensibilità. Si riallaccia all’inizio del film, mostrando nuovamente l’occhio di Kirie che recita esattamente la stessa frase d’apertura, quasi a voler sottolineare una ciclicità di eventi come del resto la stessa forma della spirale richiama.
2 – La regia
Chiaramente film dal basso budget – e sul punto ci ritorni, eccome se ci ritorni anche se le parole che spenderai non te le pagheranno – che necessita pertanto di qualche trovata interessante ed eccentrica dal punto di vista tecnico per continuare a catturare l’attenzione dello spettatore. E lo fa.
Parti filmate con camera a mano tipo The Blair Witch Project; scene in prima persona quasi si trattasse di un videogame; effetti negativo ad intermittenza per sottolineare alcune delle parti più sconvolgenti – ad esempio il suicidio di Yukie, madre di Shuichi, uscita completamente pazza -; scorrimenti di frame in slow motion quasi fossero tanti scatti successivi per il finale; primi piani alquanto improbabili – pensi ad esempio alla scena iniziale con uomo spiaccicato e camera che ruota intorno con campo via via più largo, proprio a dare idea della forma della spirale - ma proprio per questo sorprendenti; il prode Higunchinski ci mette davvero molto del suo per sopperire ai pochi soldi a disposizione e devi dire che viene pure aiutato – non sai quanto volontariamente- da una recitazione che oseresti pure definire pessima se non fosse che comunica in maniera perfetta la sensazione di pazzia incontrollabile e funesta del villaggio.
3 – Produzione a basso costo
Lo si vede piuttosto chiaramente dagli effetti speciali o supposti tali, ne puoi citare più di qualche esempio.
La rappresentazione dei vortici; i visi in sovraimpressione; le maschere ed i modelli utilizzati per le mostruosità che si vedono essere finti e plasticosi lontano qualche miglio japponico – ad esempio in occasione del volto da pazzo del padre di Suichi o dell’avvolgimento innaturale del corpo di quest’ultimo -; tutto richiama una maniera di fare abbastanza “retrò”.
Ciò nonostante, come dirai tra poco, il film fa il suo dal punto di vista che dovrebbe prediligere: l’horror.
4 - Horror
Pur con i pochi mezzi a disposizione, la componente horror del film esiste ed è pure ben fatta.
In parte grazie a quanto detto nel punto precedente ed in parte grazie all’uso di ambientazioni scure e tetre – che davvero portano alla mente gli ambienti fatiscenti di RE 7 o Project Zero - , di immagini molto forti e pungenti nella loro difficoltà di comprensione – l’uomo chiocciola, le unghie strappate dalle dita Higurashi style, i lombrichi che fuoriescono da un orecchio, i capelli della povera e prosciugata nella parte finale Sekino, un tizio che graffia con le unghie un albero, etc. – e di tecniche di regia fantasiose, dal punto di vista visivo l’horror – anche se la parola più giusta sarebbe probabilmente “lo schifo” - è tutto lì da apprezzare.
Confortato poi da un sonoro decisamente confacente, capace di creare tensione con cambi di volume improvvisi e di scegliere i giusti rumori – scratch, sibili tipo vento, distorsioni – per irretire.
5 – Il personaggione
Non che manchino i personaggi bizzarri in questo live action e del resto la stessa tematica affrontata li favorisce.
Nonostante vi siano uomini lumaca – che escono solo con la pioggia, bevono quintalate d’acqua e sono ricoperti di una sostanza melmosa e appiccicaticcia che tutti fanno finta di non vedere anche se è impossibile – oppure ragazze con capelli che Lady Gaga levati, il premio lo vince lui, professore di non si sa che cosa che sembra un Big Jim per la sua pelle lucida e i suoi capelli che a momenti sono attaccati con lo scotch: bastano 5 minuti 5 per assurgere ad assoluto protagonista mostrando tutta la sua instabilità psicologica con sguardi spiritati e cambiamenti di voce che vanno dal basso al tenore. Un mito, signori.
E qui hai concluso. Per chi voglia dare un’occhiata alle spirali cliccare qui, con comodi sottotitoli albionici.
Il filmone: Uzumaki, un vortice di horror alla vecchia maniera
Reviewed by radish7
on
07:00
Rating:
Nessun commento: