Angels of Death: sopravvivere in mezzo ad angeli della morte



Angels of Death (殺戮の天使 Satsuriku no tenshi, lett. "Angeli del Massacro") è un anime della stagione Summer 2018 che hai seguito dopo accurata selezione durata giusto il tempo di vedere la locandina: troppo invitanti il tema, i colori e la breve didascalia che parlava di anime tratto da videogioco horror e d'avventura giapponese. E difatti il videogame venne sviluppato da Hoshikuzu KRNKRN (Makoto Sanada) per Microsoft Windows, usando RPG Maker per essere pubblicato prima gratuitamente sul sito web Den Fami Nico Game Magazine e poi su Steam in giapponese, coreano, cinese e inglese. Ne fu poi tratto ancora nel 2015 un manga scritto da Kudan Nazuka e disegnato da Makoto Sanada, ancora in corso di pubblicazione; infine si arriva all'anime di cui vuoi parlare qui. 

Pronti a qualche sano sobbalzo sulla sedia? O forse no. 


Quello che ti ha colpito da subito è stata l’ambientazione che in realtà ha gran poco – per non dire nulla - di originale ma ti ha comunque subito proiettato nel mood che ti piace tanto: un bell'edificio –  sanatorio o un ospedale per la ricerca scientifica di qualche genere - da cui non si può uscire – e questo è quello che vuole fare la protagonista, gentilmente accompagnata da uno che saluta con una falce tipo Scyte – di cui si sa solo che è diviso in piani, ciascuno dei quali presieduto da un amorevole pazzoide. Unico modo per procedere è quello di non essere catturati – od uccisi, qui è la stessa cosa – e raggiungere un ascensore che porta al livello successivo. Un classicissimo survival horror, insomma: di quelli che proprio non puoi mancare. 

Fascinosi anche se ancora una volta tutt'altro che originali sono i vari “boss del livello”, ciascuno con le proprie caratteristiche – e questo è il meno – con le proprie fissazioni – e questo è già qualcosa – e con la propria lucida interpretazione della parola “pazzia” – e questo è proprio il punto. Si parte con Danny, classico scienziato pazzo che non si capisce bene manco lui salvo aver una fissazione per gli occhi della madre - e di qui per quelli della protagonista che ad essi somiglierebbero - e a sua volta uno dei due occhi con due pupille e nessuna di un colore lontanamente umano oltre ad un lingua serpertina; si continua con Cathy, una pazzoide che non disdegna acconciature e colorazioni piuttosto improponibili oltre all’utilizzo alquanto sapiente di armi da fuoco e ameni veleni; poi tocca ad Eddie, un bocchia appassionato di tombe ma soprattutto di come riempirle - per lui porvi il corpicino della protagonista significherebbe renderla sua in eterno - con un bel costumino munito di testa a zucca e salopette come nemmeno il peggiore degli Hillibillie; si arriva infine a Gray, un bel prete senza sclera negli occhi e con fastidioso fumo violaceo non proprio salutare che ama fare predicozzi del tutto incapibili e abbastanza raramente interessanti. Ce n’è per tutti i gusti, insomma.



Ovviamente ognuno di loro addobba il suo piano come più gli/le aggrada: laboratorio ultrascientifico, poi cimitero in cui la tristezza dei tumuli viene mitigata – più o meno – dalla presenza di stupendi fiori come celebrazione, quindi una cosa indescrivibile per la Cathy ed infine una bella cattedrale sinistramente gotica e luminosa il meno possibile per il finto sacerdote. E altrettanto ovviamente ognuno ha il suo bel passato traumatico come probabile causa della deviazione mentale – anche se sospetti che qualcosa di più fisicamente chimico contribuisca, anche se non viene mai spiegato -. 

E se questi sono i “villain” – che poi tanto tali non sono: essenzialmente rispondono solo ad impulsi e sospetti pure a degli ordini -, non che il co-protagonista falce-munito Zack sia tanto più raccomandabile: gira proteggendo la piccola Rachel – che un po’ spostata è pure lei visto che il suo fine dichiarato è quello di uscire dall’ameno posto e poi farsi ammazzare oltre ad avere qualche volta la tendenza ad essere più algida della peggiore Rei Ayanami– venendosi così a creare un rapporto che, al di là dei forti tentativi di respingere tale sentimento, mostra spunti di affetto

La trama e la sceneggiatura seguono l’impostazione tipica di un thriller psicologico con una marea di concetti oscuri – per non dire confusi – tali da poter sommergere l’intera Japponia peggio del peggior Tsunami e vagamente innaffiati di un connotato religioso che non viene – ma guarda un po’ – mai chiarito. Lungi dall’essere un difetto, lo consideri un deciso pregio: aggiunge all’atmosfera già sapientemente creata in maniera visiva un ulteriore elemento di suggestione che tiene lo spettatore legato alla serie pur potendo anche disorientare e disinnamorare i meno attenti e pazienti. Alla stessa maniera l’impostazione da tipico “rpg a livelli” si vede tutta con la divisione in più piani successivi mutuata dalla fonte originale: anche questo un particolare che piace o non piace, tertium non datur e a te piace molto. 

Oltre ai fattori già menzionati, l’anime mostra anche delle scene horror di assoluto rilievo; l’horror viene infatti svolto in maniera piuttosto elegante puntando sì sul sangue e le scene concitate ma soprattutto facendo fortissimo uso della musica con frequenti variazioni di volume e ancora di più su un sottile “non vedo” che lascia allo spettatore la possibilità di immaginare e in sostanza dipingere la scena con le proprie tonalità oltre a confortarsi in un disegno, in una colorazione, in un gioco di chiaroscuri e più in generale in un comparto grafico complessivo di buonissima fattura e altamente evocativo. Non è banale: a memoria non ricordi nemmeno uno screamer, segno che la produzione non è caduta nella trappola del facile mezzuccio abusato ed ormai di poco impatto. 

Se tutto questo te lo fa ampiamente considerare l’anime della stagione, non sei ancora arrivato al punto micidiale: le millemila somiglianze con altre opere che ti piacciono alquanto e che non hai proprio potuto mancare di notare. 

- nell’Ep. 5 a Zack e Rachel vengono sottoposte due siringhe, una per ciascuno solo che una ha una vitamina mentre l’altra un veleno. Se qualcuno non ha capito, si tratta di questa cosa qui tutta la vita e pure la morte. La stessa struttura generale di diversi piani con trappole da superare – specialmente nell’Ep. 4 al piano B3 di Cathy bei capelli - del resto lo ricorda molto. 

- nell’Ep. 7 con Zack ferito a Rachel tocca fare un bel backtrack per cercare bende e medicine che limitino lo spargimento di sangue dal suo addome sventrato. Fa molto ma molto RE1, con Jill che recupera in una sessione di gioco le cure per Richard mezzo mangiato da un simpatico serpentone. 

- nell’Ep.8 si assiste di nuovo a qualche delizioso riferimento a Resident Evil. Chiavi da recuperare inserendo una mano in una vasca riempita di piranha; botole che si aprono magicamente dopo essere state trovate altrettanto magicamente; cani che appaiono improvvisamente da un angolo di un corridoio strettissimo come in RE1.



L’aspetto grafico conta di alcune scelte chiaramente mutuate dallo stile videogiocoso: immagini in negativo viola ad indicare le scene che dovrebbero essere più scioccanti; filtri rossi con macchie di sangue a tutto schermo come indicazione dello stato di salute del personaggio; sovrimpressioni a tutto schermo di scritte come quando nel tuo standard RPG si trova un nuovo oggetto; tutto questo piace molto e non rinnega la fonte originale. 

Un ultima notazione va ovviamente per la bellissima ed inquietante sigla di chiusura che non commenti e semplicemente riporti qui: 



Se fino a qui ne hai speso parole di elogio, vi sono ovviamente anche dei particolari un po’ meno convincenti. A cominciare dai dialoghi che, oltre ad essere criptici come già detto, talvolta sono decisamente troppo ripetitivi: sentire ogni due minuti Rachel dire che vuole che Zack la uccida alla lunga non aggiunge davvero nulla alla situazione a parte una frustrazione allo spettatore che lo concepisce quasi come un tentativo di riempire con qualche parola scene che renderebbero benissimo anche senza. In secondo luogo, non si assiste ad alcun tipo di sviluppo dei personaggi: a parte la loro progressiva scoperta man mano che gli episodi procedono, quelli sono e quelli restano dall’episodio 1 all’episodio 16; non ti piace molto anche se potrebbe d’altro canto essere una cosa voluta date le ulteriori caratteristiche che hai già citato. 


In definitiva un anime che ti è davvero piaciuto nei suoi 16 episodi totali. Intanto te ne ritorni nel tuo piano di pertinenza; per chi voglia dare un’occhiata, con o senza una falce, andare qui. 
Angels of Death: sopravvivere in mezzo ad angeli della morte Angels of Death: sopravvivere in mezzo ad angeli della morte Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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