Sì. è da un bel po’ che non scrivevi ma purtroppo la tua dannata vita sociale ha preso il sopravvento in maniera talmente decisa da darti difficilmente il tempo di respirare, figurarsi di scrivere. Però – con cui non si comincia mai una frase – di tanto in tanto prendi una boccata d’aria e muovi persino le mani sulla tastiera.
Stavolta lo fai per buttare giù parole su un anime iniziato nella stagione invernale, di 24 episodi in totale, che l’hanno trascinato sino alla fine di quella primaverile: Dororo.
Nonostante il fumetto da cui la serie è tratta sia stato dato alle stampe ancora nel 1966, nonostante porti la firma di Osamu Tezuka – uno che tra Astro Boy, la Principessa Zaffiro, Lily e i Bon Bon Magici ed altro ancora può tranquillamente essere considerato importante tanto quanto Go Nagai per la storia del fumetto Japponico – , ci fosse stata pure una serie animata nel 1969 e un live action nel 2007, ignoravi bellamente la sua esistenza. E facevi male.
Perché, a dirla in una parola, è piacevole. Ma pure tanto.
Parti subito dalla grafica dal sapore così moderno ma retrò nostalgico allo stesso tempo: perché se i colori sono quelli vividi e incisivi odierni, se alcune scene mostrano chiaramente qualche tocco di CGI – ad esempio durante i combattimenti –, poi ti trovi pure a notare i forti – anche se non così spessi – contorni neri e la minore cura per i dettagli – ad esempio alcuni particolari anatomici; si noti il viso del monaco Biwamaru – oppure la presenza di fondali che sembrano quasi fatti in acquarello secondo stili cari agli anni’60 in cui qualunque risparmio nel tratto e nei colori permetteva di rispettare scadenze di pubblicazione che cominciavano a farsi piuttosto pressanti. E tutto questo non ti dispiace affatto, chiamiamola Celeste Nostalgia.
La trama ruota poi tutta attorno ad un’idea tutt’altro che banale: il giovane Dororo incontra quasi casualmente Hyakkimaru, figlio primogenito di Daigo, signorotto di un’area del Jappone del periodo Sengoku, e da lui sacrificato ai demoni – che dividono il suo corpo in 48 parti, mica poche eh – per garantire prosperità alle sue terre. La storia sta tutta nel viaggio della coppia al fine di rintracciare ed uccidere i vari demoni – che il protagonista riconosce come ombre rosse anziché bianche non essendo dotato fino alla fine di occhi - e quindi permettere a Hyakkimaru di recuperare le parti del suo corpo ad una ad una, fino a tornare umano in toto. Fino a dimostrare al padre, in un finale per nulla scontato e che fa riflettere, che aveva sbagliato. Piace e pure molto devi dire: uno stratagemma che permette di alimentare, ad ogni singola puntata, la curiosità per la scoperta sia del demone sia della parte del corpo che si è preso.
In questa maniera, giorno dopo giorno, si riesce ad apprezzare sempre più l’ambientazione, uno spaccato della sociologia intessuta fortemente di credenze vagamente animistiche e gran poco religiose nel senso odierno del termine e connotata da gravi disparità tra opulenza di ricchi signorotti – qualcuno più, qualcuno meno benevolo – e sopravvivenza strenua dei poveri – strappalacrime la storia di Dororo la cui madre, rimasta vedova dopo che il marito a capo dell’esercito di uno di tali signorotti subisce la ribellione dei suoi e viene ucciso, viaggia alla ricerca di cibo per la povera piccola e si priva di tutto fino a morire di stenti -.
Indubbio fascino ha poi la demonologia: accanto alla scoperta dei vari Oni – termine Japponico per demoni – e delle loro caratteristiche fisiche – si possono trovare spade demoniache, insetti giganti, volpi bluastre, falene, chimere, squali mutati, cavalli fiammeggianti e molto altro ancora – prende tutta la mitologia che ad essi è collegata così intrisa di storie che sembrano essere assurde ma poi si rivelano puntualmente vere. Ogni luogo visitato ha una propria leggenda o presunta tale; ogni gruppo di persone che abita tale luogo ha una paura che solo in parte deriva dall’ignoranza visto che le manifestazioni del demone appaiono spesso piuttosto letali.
Anche i personaggi, pur non memorabili, lasciano comunque il segno nello spettatore. Dororo: una giovane orfana diventata ladruncola e che si deve passare come ragazzo per evitare nella sostanza di incorrere in problemi peggiori; Hyakkimaru, figlio e legittimo successore di Daigo, che viene sacrificato per un presunto bene superiore e si giostra perennemente tra il bene che ancora vuole alla sua famiglia e l’odio quasi demoniaco derivante dal dolore di aver perso le parti del suo corpo; il Dottor Honma – o Jukai per la versione Japponica - che trova il neonato Hyakkimaru e cerca di guarirlo e crescerlo con metodi magico-alchemici oltre a fornirgli delle utili protesi che saranno abbandonate man mano che le diverse parti del corpo saranno recuperate; Biwamaru, un strano monaco cieco e vecchio che vigila per qualche motivo sul protagonista e possiede la sua stessa capacità di individuare gli oni; sullo sfondo infine la famiglia Daigo e i vari servitori del periodo feudale con le loro varie caratteristiche più tutta una serie di personaggi connessi con i demoni che di volta in volta si incontrano tra cui alcuni decisamente grotteschi come il ragazzo che decide di sacrificare un braccio per cibare due squali giganti che considera la sua famiglia.
Non hai molto altro da dire, salvo invitare alla visione: si possono comodamente trovare tutti gli episodi subbati in italiano qui. Buon divertimento ed attenti ai demoni.
Dororo: bella idea, bei mostri, bella storia
Reviewed by radish7
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07:00
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