Mitsuami No Kamisama: mollette alla Ringo Boys per cominciare e una mezz’ora piacevole per finire




Hai appena terminato la visione di Mitsuami no Kamisama, gentile corto di animazione della Pigtail del 2015: dovendo trovare la maniera di interessare il possibile lettore potresti dire semplicemente che ci sono mollette per stendere i panni in conflitto e che la risolve la gentile protagonista alla maniera dei Ringo Boys. 

Ma no, tu non sei minimalista, quindi ci scrivi volentieri qualche parola. Perché, alla fine, la mezz'ora scarsa – visto che i titoli di coda da soli impiegano qualcosa come 6 minuti abbondanti – ti è anche piaciuta. 

Quindi preparare le mollette e…si va

 

Giusto per fare un po’ di informazione, il corto è stato tratto dal manga omonimo del 2011, arrivato anche in Occidente come “God with the Braided Hair”: 1 solo volume, 20 capitoli in tutto in grado di vincere il 18° Premio Tezuka nella categoria New Artist – per chi non sa chi è Tezuka…beh, fate ammenda e riparate subito -. 

La prima cosa che ti impressiona, a dirla tutta, è la grafica. Sa moltissimo di Miyamoto e lo stesso chara design ricorda dannatamente Lana e Conan del cartone omonimo – no, “Conan, il Ragazzo del Futuro” è da vedere per tutti i meno fortunati non infanti negli anni ’80 e niente scuse -; viene confortata da una paletta di colori che gioca su tinte null’affatto intense quanto invece pastellose ad accentuare l’atmosfera di sognante irrealtà disincantata che l’intera storia restituisce; il tratto, deciso ma mai pesante, completa il quadro. 



E se questo già rappresenta un bel punto di forza, la trama e la maniera in cui vien sviluppata possono pure lasciare a bocca aperta nel senso migliore del termine. Impossibile davvero capire nel corso della visione dove il corto voglia andare a parare; lo spettatore viene indotto a porsi in maniera spontanea delle domande a cui è francamente impossibile rispondere mentre assiste alla storia di questa ragazza che vive da sola in una casupola in mezzo al nulla di una zona murata dove, per qualche motivo non spiegabile, tutti gli oggetti – mollette, spazzolini, dentifrici, cuscini, cassetta della posta, orsacchiotti e chi più ne ha più ne metta – comunicano tra di loro mentre ella non ne è consapevole. E saranno proprio loro, tutt’altro dunque che inanimati, a stimolare la voglia di sapere dello spettatore attraverso la loro curiosità che cozza con l’atavica calma e serena accettazione della ragazza con le trecce; forniranno informazioni sul passato della povera adolescente che aveva due genitori di cui sono rimasti soltanto gli spazzolini senza peraltro che la cosa sembri pesarle particolarmente; approfitteranno dell’arrivo di un palloncino da fuori della zona murata per cercare di saperne di più trascinando lo spettatore con loro. E’ un’idea null’affatto banale e piuttosto interessante; e tali sono sia le rivelazioni che avvengono intorno a tre quarti della pellicola, sia ancor più il finale che sorprende per la sua tristezza al punto da essere tranquillamente in grado di far versare qualche lacrimuccia. 

E vieni all’ultimo punto notevole del corto. La quantità di emozioni che i diversi momenti e le diverse situazioni riescono ad evocare è davvero notevolissima. Si passa da una sorta di sogno incantato in un’atmosfera fiabesca e apparentemente tranquilla e serena a un senso di solitudine per la condizione della ragazza con le trecce; da un barlume di speranza con l’arrivo di un’inaspettata lettera e quindi di un postino che offre la sua amicizia ed il suo supporto volendo salvare la giovane da un destino che lui – ma non lei – conosce ad un’infinita tristezza per la scelta finale della ragazza. Il tutto in maniera molto soft, con un ritmo lento e senza scosse che culla lo spettatore immerso in una specie di sogno agrodolce: è davvero impressionante considerata la – breve - durata complessiva di questo corto d’animazione. Contribuisce e spiazza poi il fatto che la protagonista, una volta visto quale sarà il suo destino, comunque lo accetti senza alcun ripensamento e apparentemente senza alcun tipo di paura; il tutto mentre il palloncino venuto da fuori la zona murata se ne vola via, non riuscendo a comprendere il gesto ma promettendosi di studiare ancora i comportamenti umani. 




In definitiva mezz’ora – scarsa – molto ben spesa. Per tutti coloro che vogliano farsi attrarre dal misterioso tepore di una storia ovattata ma emozionante al contempo la direzione è questa per la solita cortesia del sempre ottimo Bowling Ball Fan Club: nessun pericolo di trovare mollette bicolorate a difendere il download.   


Mitsuami No Kamisama: mollette alla Ringo Boys per cominciare e una mezz’ora piacevole per finire Mitsuami No Kamisama: mollette alla Ringo Boys per cominciare e una mezz’ora piacevole per finire Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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