Attack of the Lederhosen Zombies: zombie sulle Alpi



Questo post l’avevi anche scritto circa un mese fa, solo che poi, nella tua smania di fare ordine come nemmeno quella di Ronaldo di giocare quando non muove un muscolo, l’hai cancellato: di fronte alla forte tentazione di lasciar perdere tutto hai invece deciso che il film in questione meritava fossero scritte un paio di parole anche se non per forza con il sangue di uno zombie tirolese. 


E allora via, 5 motivi 5 per vedere Attack of the Lederhosen Zombie – ameno film austriaco del 2016 per la regia entusiasta di Dominik Hartl - o non farlo, per usare un gatto delle neve per triturare uno zombie o non farlo, per cantare lo yodel o non farlo. 


1 – La trama 

Facile facile: tre ragazzi vengono chiamati preso le Alpi Austriache per dare sfoggio delle loro spettacolari doti di snowbordisti presso una celebrazione organizzata da ambizioso imprenditore che cerca di vendere la sua ultima creazione – un cannone spara neve artificiale – a danaroso russo. Il problema – tra i tanti – è che il macchinario presenta un piccolissimo effetto collaterale: tutti quelli che vengono in contatto anche solo con le sue esalazioni si tramutano in zombie di Romeriana memoria. Da lì parte un tentativo di sopravvivenza misto a fuga e denso di parecchie amenità e interiora. 

2 – Il personaggio 

Stavolta è stata dura. Perché è difficile lasciare fuori da questo ambito premio Steve, uno che decide di tuffarsi da un aereo in mezzo alla neve per fare il suo spettacolino di snowboard completamente nudo, salvo poi scoprire che la persona che doveva impressionare era una bambina paraplegica di 9 anni. Ma alla fine la palma la prende per forza Rita, ossia lei: 


perché, in una situazione che impaurirebbe gente ben più giovane e prestante, diventa il terrore assoluto di qualsiasi zombie inventando notevoli uccisioni che vanno dalla classica mitraglia con caricatore tutt’attorno alla vita che Rambo levati dilettante fino all’utilizzo di un gatto delle nevi come trita carne putrida. Assolutamente impagabile anche nelle sue espressioni verbali, ci da pure giù di birre come nemmeno il miglior Terence Hill nella famigerata gara di salsicce e birre per la Dune Buggy, essendo la barista tirolese del luogo. 

3 – Horror 

Chiaramente il film non vuole prendersi sul serio, tuttavia qualche scena vagamente raccapricciante nel senso giusto del termine c’è anche. Tra bastoni da sci ficcati in un occhio che perforano il cranio, zombie tagliati a metà la cui parte superiore continua bellamente a muoversi - di cui la Beatlesiana battutona dell'intero film "guarda, non è nemmeno metà dell'uomo che soleva essere" - e viscere che fioccano abbondanti dall'addome squartato di un zombie, il sangue non manca e un amante del genere splatter ha pure di che essere contento. 


4 - I titoli di testa e di coda 

Che non si trattasse di un horror alla Shining lo si poteva già capire dai titoli di testa: carattere Comic Sans come nemmeno i migliori film di supereroi di Hollywood o di Indiana Jones. Con un bel colore rosso sangue giusto per adattarsi al tenore generale di quest'opera montagnosa. 

5 – La colonna sonora 

Spaziale. Musica classica – come il famoso "Bel Danubio Blu" di Strauss – per rilassare lo spettatore mentre si gode delle scene gore che potrebbero provocare qualche reazione forte. Come ridere a più non posso. E anche per tenere ipnotizzati gli zombie - che altrimenti sono duretti da domare visto che nemmeno una sana pallottola in testa li ferma - che cessano solo al piacevole ascolto di pensare alle interiora umane. 




In definitiva un film sulla scia di questo qui che ripercorre i canoni del genere e fa passare 78 minuti di divertimento: non che gli si debba chiedere di più. Da vedere, specialmente se si intende sciare su neve artificiale: si sa mai che qualche buona dritta possa servire. 

Attack of the Lederhosen Zombies: zombie sulle Alpi Attack of the Lederhosen Zombies: zombie sulle Alpi Reviewed by radish7 on 19:06 Rating: 5

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