A Quiet Place: quando l'horror sceglie in silenzio una via non convenzionale




Silenzio totale e una famiglia da portare avanti senza emettere alcun suono, pena essere attaccati e probabilmente uccisi da creature aliene che non vedono ma sentono benissimo. Questo in breve il riassunto di "A Quiet Place" - in italiano "Un Posto Tranquillo" -, film horror del 2018 di John Krasinski con la partecipazione di una sempre convincente Emily Blunt. 94 minuti che devi in qualche maniera descrivere e come meglio che scrivendo, sperando che il rumore delle tue dita sui tasti non sia troppo forte. 

5 motivi...no, niente punti nemmeno questa volta. 



Basterebbe anche solo citare le notizie che si trovano in Internet per realizzare quanto e quale successo questa piccola perla horror abbia riscosso: primo a lungo nei botteghini, capace di mettere a ripetizione dietro a sè Rampage, di incassare 50 milioni di dollari nelle prime settimane diventando così l'horror con i più grandi incassi di sempre superando nomi come Saw, Conjuring and Insidious. Ci deve essere una ragione: anzi ce ne sono molteplici e provi qui ad analizzarle secondo la tua personale visione. 

L'idea di base: originale e intrigante... 

Anno 2018: la terra è stata invasa da una razza aliena che la sta portando sull'orlo dell'estinzione. Già questa tematica basterebbe per fare un film di discreto successo ma poi arriva l'intuizione geniale: se la minaccia non derivasse da quello che queste creature vedono ma da quello che sentono? Allora facciamoli ciechi ma con udito finissimo. Come si comporterebbero a questo punto gli esseri umani? 

Innanzitutto dovrebbero scoprirlo e acutamente, visto che il film viene dominato dal silenzio totale per la sua premessa, lo facciamo notare con dei ritagli di giornale e con una lavagna che appunta i caratteri più importanti di questa razza: sordi, 3 di loro nell'area, armatura ("armor") e quale è il punto debole con un bel punto di domanda ad indicare che ancora non è stato scoperto. 

Come sopravvivere è la domanda a questo punto. Senza fare rumori ovviamente: quindi ecco l'utilizzo della famiglia Abbott (padre, madre in dolce attesa, figlia sorda e figlio minore) del linguaggio dei segni per sordi, ecco che i percorsi solitamente compiuti vengono ricoperti di sabbia e li si fa a piedi nudi, ecco che le stanze vengono insonorizzate utilizzando giornali. Non si possono certo utilizzare telefoni od altro e quindi, per capire se a distanza vi sono altri sopravvissuti, si accendono dei fuochi la notte: bellissima e toccante la scena del padre che lo fa e, con un pizzico di sollievo, vede altri accendersene di notte nella sterminata pianura in lontananza, segno che non si è ancora soli. 



...lo svolgimento dal punto di vista familiare... 

Non può non essere notato ma il film, a parte la componente horror di cui parlerai tra poco, si sofferma e bene sulla difficoltà estrema di condurre una vita in silenzio, innestando anche un dramma familiare tutto incentrato sul delicato ruolo di genitori che devono comunque crescere i loro figli. 

Così, tra fughe e momenti di tensione, esiste pure la situazione, impossibile da chiarire a parole, della figlia che crede di non essere amata dai genitori in quanto responsabile della morte di un primo figlio rapito dalle creature a causa del rumore da lei provocato: farle capire il contrario, non potendo contare sulle parole, richiederà una prova di coraggio del padre che dimostra di essere pronto a sacrificarsi per proteggerla. E le lacrime della piccola scorreranno, così come quelle dello spettatore. 

"Noi dobbiamo proteggerli" dirà Emily Blunt al marito e "prometti che li proteggerai" la promessa che chiederà: simbolo di un amore per i propri figli che viene manifestato senza parole e forse per questo è ancora più intenso. Solo fuori dalla casa, in presenza di una cascata che camuffi i suoni, finalmente padre e figlio potranno parlare e persino urlare per scaricare una tensione che li stava distruggendo: l'urlo liberatorio del piccolo rappresenta lo sfogo dello stesso spettatore che sicuramente non avrà potuto proferire parola per la prima ora di film. 

...e quello dal punto di vista horror 

Non si sa da dove provengano queste creature, non si sa come siano approdate sul nostro pianeta, non si sa perchè ce l'abbiano così tanto con noi. Queste sarebbero normalmente mancanze pesanti per un film horror ma non in questo caso. Non è la storia della progressiva scoperta dell'invasione aliena il punto del discorso, quando il disperato tentativo di una famiglia di sopravvivere in qualche maniera. E l'horror si avvale di numerose idee molto ben sviluppate. 

Trae innanzitutto linfa dal silenzio costretto che veicola lo spettatore a cercare indizi sulle sensazioni dei protagonisti in altra maniera: grazie ad una prova convincente di tutto il cast, i gesti, le espressioni facciali, i tentativi di contenere persino il respiro affannoso e le stesse azioni dei protagonisti, specialmente quando soli, inducono a profonde riflessioni che lasciano molto più tesi ed impauriti di un semplice screamer di bassa lega. 

Screamer che comunque c'è ma di nuovo la sua realizzazione lo qualifica: nei primi 45 minuti le creature non appaiono mai nemmeno di sfuggita - cosa che aumenta la curiosità e la tensione al contempo dello spettatore secondo la semplice regola per cui la paura scaturisce da quello che si vede ma ancora di più da quello che non si può vedere e quindi cercare di capire razionalmente - e la loro unica presenza vagamente fisica è un procione che viene catturato velocissimamente da qualcosa arrivato da fuori campo visivo. Al minuto 46 si assiste alla prima velocissima - pochi frame - apparizione e solo nel finale finalmente vengono mostrare in tutta la loro pesante aberrazione: una struttura fisica simile a quella dei Wendigo di Until Dawn con la testa da Licker di Resident Evil. Apparentemente inattaccabili, sarà la piccola sorda a capire che proprio il loro udito finissimo è la loro debolezza: l'interferenza micidiale del suo apparecchio acustico con un microfono le paralizza, consentendo alla madre di colpirne una con una bella fucilata in testa che la farà secca. E da lì il finale che vedrà i componenti rimasti della famiglia - il padre eroicamente morirà attirando a sè le creature per far scappare il figlio - praticamente prepararsi a cacciare le creature con Emily Blunt versione badass che ricarica il fucile: forse l'unico punto debole della pellicola, un po' rushato ma sicuramente pieno finalmente di quella speranza che lo spettatore non ha potuto avvertire nemmeno per un secondo in 94 minuti. 



Sapiente è poi l'utilizzo della regia con ottimo incedere di chiari e scuri e ottimo è il comparto sonoro che si vale sia di rumori terrificanti la cui forza sta proprio nel totale silenzio che li attornia - da brividi ad esempio la scena in cui Emily trattiene affannosamente il respiro mentre è nascosta e cerca di individuare la posizione della creatura grazie al suo verso sibilante raccapricciante e ai rumori provocati dagli oggetti che cadono al suo movimento - che di una colonna sonora che fa più che ampiamente il suo lavoro senza tuttavia mai eccedere. Anche la scelta di talune inquadrature - come quella che vede la figlia scappare in un campo di grano con camera alle spalle, scena piuttosto tipica degli horror - mostra una capacità del buon Krasinski - che sì, oltre a essere il regista è pure il padre di famiglia - fuori dal comune. 


In definitiva un gran film, caldamente raccomandato agli amanti dei survival horror e gentilmente offerto al seguente link. Osservare in silenzio e guai a chi si muove. 

A Quiet Place: quando l'horror sceglie in silenzio una via non convenzionale A Quiet Place: quando l'horror sceglie in silenzio una via non convenzionale Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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