Truth or Dare: il classico Teen Movie Horror



Stavi cercando un film che ti avevano consigliato e che si chiama in lingua anglofona Truth Or Dare: ecco, sarebbe stato del 2018 ma in Internet te ne appare anche uno del 2017 con lo stesso identico titolo. Nemmeno vai ad informarti, tanto ti basta la scritta “horror”; scarichi e via – sì, come al solito per chi avrà la pazienza di arrivare alla fine del post arriverà il link -. 

E…è piacevole alla fine o forse sarebbe meglio dire “senza infamia né lodo” e che padre Dante sia fiero di te. Per che motivi? Dopo la pausa. 


1 – La trama 

In generale proprio: alcuni universitari decidono di farsi una nottata “diversa” e su iniziativa di uno di loro si recano presso Charan House, casa abbandonata di cui si dice un gran male. Tipo che 30 anni prima ci erano morti degli adolescenti in cerca di emozioni forti. Frega nulla. Si va dentro e si decide pure – guarda la coincidenza – di giocare a Truth or Dare che in italiano suona “Obbligo o verità”. Le spiegazioni poi, ma il punto è che alla casa – o al suo abitante – piace parecchio e allora decide di prendervi parte. Da lì in poi è uno sfolgorare di incidenti più o meno mortali e di rivelazioni tese a mettere a dura prova i rapporti di amicizia dei ragazzi – perché quando salta fuori che la tua migliore amica si è fatta il tuo ragazzo non è che la prendi bene anche se entrambi fossero stati ubriachi -. 

Un gioco mortale, insomma che si trascina fino alla fine della pellicola della buona durata di un’ora e mezza. 

2 – Il gioco 

In sostanza si tratta di pescare a turno dei bigliettini che possono contenere delle verità (ovviamente scomode) oppure degli obblighi a fare qualcosa (altrettanto…scomodi). Tali azioni vanno compiute entro il tempo limite previsto. Ai disertori possono accadere sostanzialmente due cose: 

- se neghi una verità muori – “You lie, You die” -; 

- se non adempi l’obbligo entro il tempo previsto muori – "Do your dare or the dare does you" -. 

Che riassunto in maniera semplice significa: muori. 

Ma i nostri felici protagonisti non la danno mica su e in qualche maniera…ne parli poi quando tratti del finale. 



3 – Buchi di scena 

Una miriade. Vai proprio di elenco puntato dei peggiori. 

- cosa è che muove i fili? Non lo sa nemmeno Donna, l'unica sopravvissuta sfigurata - oh, dell’acido sulla testa, anche se prima ci si è messi del pastone di protezione, si fa comunque sentire - dell’incidente di 30 anni prima. Ipotizza un demone che si ciba delle paure e dei segreti delle persone. La brutta cosa è che il suo campo di azione non è limitato alla casa visto che uscirvi non fa terminare gli incidenti i quali peraltro vagamente assomigliano alla legge del contrappasso – ad esempio ad uno dei protagonisti che ha sempre nascosto di aver investito in auto un ragazzo poi morto quando era ubriaco viene chiesto di farsi passare sopra da un auto - ; bisogna infatti sopravvivere a 3 turni completi – e non si sa cosa questo significhi – che durano almeno 48 ore. Altro non è dato sapere e forse è pure meglio così. 

- Come è nato tutto? Qui si danno alcune informazioni frammentarie e assolutamente inutili. Donna sa che il gioco era nato in origine nel 1712 e si chiamava “Questions or Command”. Come? Perché’? Causa? Chi? Non si sa ovviamente. 

- L’uscita. Ad un certo punto i protagonisti escono dalla casa e li si ritrova alla polizia a testimoniare sulla morte di una loro. Quando sarebbe successo? Come avrebbero fatto visto che fin lì la casa chiudeva qualunque apertura e addirittura impediva qualsiasi comunicazione col mondo esterno - niente televisione, niente campo per i telefoni -? Non si sa. Si sa solo che il frame prima sono lì a disperarsi e il frame dopo al commissariato. Magia. 

- Il finale. Assoluta genialata. Rimangono due ragazze – proprio le due che erano migliori amiche salvo che una si era fatta, così, in amicizia, il fidanzato dell’altra – che devono assolvere all’ultimo obbligo: niente di che, viene chiesto a quella che guida di uccidere l’altra. Questa decide invece di condividerne la sorte e guida l’auto contro ad un bel platano. Schermo nero. Titoli di coda. Beh? Potrebbe essere un mistero…no, semplicemente occorre mettere i sottotitoli in inglese per vedere scritto che entrambe ansimano e quindi sono entrambe ancora in vita dopo aver completato l’ultimo obbligo. Peccato che, se non si hanno i sottotitoli, proprio non lo si possa capire perché non si ode alcunchè altro che ansimare. Geniale. Ah: nella versione poi riproposta dalla TV satellitare americana Sy-Fi solo Alex ansima, ossia la ragazza che aveva rifiutato di uccidere l’amica e si era gettata contro l’albero. Come a dire: brava, ma non sei riuscita nel tuo intento. Due finali diversi, pure: bigeniale. 

4- Stereotipi e “omaggi” 

La tipologia del “teen horror movie” non è certo nuova e gira che ti rigira va sempre a parare allo stesso punto. Tanto per dire anche il settore videoludico l’ha utilizzare con una cosina come questa, peraltro parecchio gradita. Non deve quindi sorprendere né che i personaggi ricalchino i più biechi stereotipi né che ci siano “omaggi” – o scopiazzature – ad idee viste altrove. 

I personaggi: le coppiette innamorate, lo sportivo che potrebbe far carriera, lo sfigato grasso che non cucca manco se tornano i dinosauri sulla terra, quello intelligente – che difatti farà una bruttissima fine per la sua masochistica tendenza a fare l’eroe - , quello ironico e disilluso etc. etc. etc. 

E poi gli omaggi. La sopravvissuta dalla precedente serie di incidenti che i protagonisti vanno a trovare per saperne di più e trovare una via d’uscita si è vista in una miliardata di film come ad esempio, per dirne uno, "Final Destination". dal quale viene anche mutuata la fastidiosa sensazione di ineluttabilità del destino. Il tizio che organizza che come prima cosa racconta di questa “leggenda horror” di 30 anni prima fa tanto ma tanto “Campfire Tales”. E non è solo la trama: anche alcune scelte richiamano alla mente predecessori più o meno illustri: la televisione vecchia che si accende decretando gli obblighi o la maniera in cui il fantasma di Addison – la prima a lasciarci la pelle – si muove ricorda molto The Ring e a tratti pure Saw; la casa che si barrica e impedisce uscita o comunicazioni ricorda una buona dozzina di film e pure qualche serie come questa qui -  - oppure addirittura Resident Evil; la telecamera o il telefonino come unico mezzo attraverso cui si possono vedere gli spiriti è tutto proprio preso dal famoso Project Zero.

E chissà quanti e quali altri “omaggi” – o copiature che dir si voglia - ci sono. 

5 – La realizzazione tecnica e l’horror 

Ok, cose già viste ma funzionano sempre bene. Buoni giochi di luce e filtri bluastri o giallastri; sapiente utilizzo di ombre; grida e suoni che spezzano il silenzio assoluto o crescendo di rumori: l’angoscia c’è e la si può percepire. 



Mettiamoci poi pure un po’ di gore ed il gioco è fatto, non importa che si sia visto pressochè ovunque dai tempi di Romero in poi. Pendoli che risuonano dal nulla; SMS a tradimento sui telefonini; biglietti che si materializzano con scritte strane; mobili che si muovono provocando delle belle ferite per realizzare gli obblighi più beceri possibili, dall’impiccagione all’estirpazione di denti con una tenaglia, dalla roulette russa alla mutilazione di 7 parti del corpo complete che viene mostrata senza problemi con tanto di fontanella di sangue. 

Piacevole come hai già detto. Almeno per chi osserva e basta. 



Dove si può trovare questo capolavoro di normalità? Su Youtube, qui in piacevole lingua inglesica. Non è mai stato doppiato in italiano ma siccome sei buono, per coloro che non mastichino forte l’albionico, hai trovato anche i sottotitoli sempre in lingua di Shakspeare. Adesso adempite il vostro obbligo o l'obbligo adempierà voi.  
Truth or Dare: il classico Teen Movie Horror Truth or Dare: il classico Teen Movie Horror Reviewed by radish7 on 07:00 Rating: 5

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